La solitudine di Poletti: neanche un ministro si siede al suo fianco (video)
La solitudine dei numeri zero. Aula gremita a palazzo Madama per l’informativa del ministro del Lavoro Giuliano Poletti sulle sue frasi relative ai giovani che vanno all’estero in cerca di occupazione. Le parole del ministro, su cui ci sarà un voto di fiducia in serata, sono state ascoltate in silenzio dai senatori, mentre lui spiccava in piena solitudine tra i banchi del governo. Nessun ministro gli era vicino, e di fronte aveva tre sottosegretari. Una scena al limite del “tutti contro uno”, nemmeno ammorbidita più di tanto, al termine dell’intervento, da un debole applauso da parte di qualche senatore del Pd.
Poletti: «Ho sbagliato a dire quella frase sui giovani»
«Sui giovani che vanno all’estero ho sbagliato ma la campagna di insulti e minacce sui social media che ha coinvolto anche mia moglie e mio figlio non trova alcuna giustificazione e allarmano per il clima di tensione che nulla a che vedere con le critiche e le contestazioni anche aspre che si mantengano nell’ambito di una contestazione civile e rispettosa», ha spiegato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. «Ho sostenuto che questi non sono i migliori e che quelli che restano non hanno per questo meno competenza e qualità degli altri. Ho aggiunto a questa opinione, che considero legittima e non offensiva, un inciso sbagliato e tale da generare l’idea di una mia insensibilità nei confronti di quei ragazzi che cercano una prospettiva lontana dall’Italia. Constatato il mio errore mi sono subito scusato perché lontano dal mio pensiero, dalla mia storia personale a dai miei modi di agire», ricostruisce ancora Poletti. Ma “insieme a una comprensibile e giustificata polemica politica, sui social media si è scatenata una campagna di insulti e minacce che – ha ricordato il ministro – non solo ha coinvolto me ma anche mia moglie e mio figlio. Ringrazio tutti quelli che hanno espresso solidarietà per questi episodi che al di là del disagio non trovano alcuna giustificazione e allarmano per il clima di tensione e che nulla hanno a che vedere con critiche e contestazioni anche aspre che si mantengano nell’ambito di una contestazione civile e rispettoso».