Di Pietro e i fratelli Occhionero: volevano fare affari, non li ho favoriti

14 Gen 2017 9:56 - di Lisa Turri

“Non feci pressioni a favore di Giulio Occhionero”. A parlare è Antonio Di Pietro, ex ministro dei Trasporti quando appunto Giulio Occhionero, arrestato giorni fa con la sorella con l’accusa di essere a capo di una rete di spionaggio ai danni delle istituzioni, intendeva realizzare un business sul porto di Taranto: allargamento del Molo ovest e realizzazione di un terminal container.

I fratelli Occhionero e l’affare del porto 

Di Pietro, in qualità di ministro, dieci anni fa si diede da fare per supportare il progetto ma non – assicura oggi – perché venisse gestito dai “faratelli spioni”, Giulio e Francesca Occhionero. Tra le carte dell’inchiesta che li riguarda ci sono però anche elementi riconducibili alla vicenda del porto di Taranto, un affare che venne bloccato dall’allora presidente dell’Autorità portuale, Michele Conte, in contrasto proprio con Di Pietro. 

Il racconto di Michele Conte

Il progetto, racconta a TarantoBuonasera Michele Conte era in grande stile: «Proponeva un investimento di 800 milioni di euro per realizzare ciò che in effetti era previsto nel piano regolatore portuale: l’allargamento del molo ovest, quello che oggi teoricamente dovrebbe ospitare la cassa di colmata per i dragaggi, e l’utilizzo dell’ex yard Belleli per realizzare un terminal container e un impianto di trasformazione di prodotti agroalimentari. In pratica, una sorta di distripark. Occhionero parlava di occupazione per cinquemila addetti». E ancora: «Tra me e Di Pietro ci furono contrasti e addirittura mi si accusava di ostacolare quel progetto perché avrei avuto in animo di favorire altri interessi. A quel punto dissi a Di Pietro di assumersi lui le responsabilità delle decisioni. Di Pietro si convinse a procedere con il meccanismo del project financing». 

Di Pietro: rifarei tutto

Di Pietro, tirato in ballo dal racconto di Conte, smentisce rapporti privilegiati con Occhionero: “L’avrò visto – dice alla Stampa – 3 o 4 volte nella mia vita e ogni volta insieme ad altre 30 persone. Posso dire però che il Project Financing era finalizzato a un servizio necessario per lo stoccaggio veloce via mare e via terra. E l’iniziativa avrebbe portato nuovi posti di lavoro. Era un progetto serio”. Un progetto che valeva la pena di appoggiare. Nessun pentimento, dunque, da parte di Di Pietro: rifarei la legge per il porto di Taranto. 

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