“Scusate se ho fatto… presto”. Cronaca di tradimenti, morte e risate
«Oggi sarà un giorno fortunato. Devo ricordarmi di giocare al superenalotto». Marco è un uomo qualunque, uno di noi. Un uomo che lavora, che paga la rata del mutuo di casa, che cerca di rendere felice la moglie. Marco è il classico brav’uomo. Ma la sua serenità è destinata a finire in un torrido giorno d’agosto. All’improvviso, senza essere mai stato percorso dal dubbio o dal sospetto, scopre che la moglie lo tradisce. E lo tradisce con un “trucido”, un uomo volgare. Da quel preciso momento Marco vive tre giorni di pura follia. Con Scusate… se ho fatto presto! (Viola Editrice) il compositore Giuseppe Marcucci debutta con ironia nel panorama letterario. Artista versatile e vivace, ha composto musiche e canzoni per José Carreras, Mina, Al Bano, Amedeo Minghi, Gianni Morandi, Tom Sinatra, Placido Domingo, Russell Watson, Vincenzo La Scola. Marcucci è un uomo che vive per la musica. Per lui la vita è una sinfonia, è un’armonia di note. E riporta questa sua visione anche nel suo primo romanzo. In Scusate se ho fatto… presto! racconta una vicenda paradossale e con intensi risvolti psicologici. Marco, travolto dal dolore, dalla rabbia per una realtà che non vuole e non è in grado di accettare cerca la morte senza però mai incontrarla. Le scene raccontate, malgrado la loro drammaticità, strappano a risata. Si può ridere della sofferenza e della morte? Certo che che sì. E qui si ride perché il personaggio, ferito nei sentimenti più profondi, le tenta tutte per togliersi la vita, ma in modo maldestro. Ogni tentativo va a vuoto, come se una manina invisibile facesse saltare il suo proposito.
Il tradimento, i tentativi di suicidio… la vita
Il personaggio si avvicina come profilo psicologico a Gengè di Uno Nessuno Centomila. Entrambi sono uomini che non riescono a comprendere la realtà, ma gestiscono le difficoltà con comportamenti diversi. Nel romanzo di Pirandello, Gengè arriva all’alienazione, alla follia e finisce per essere un escluso sociale. Nel libro di Marcucci, invece, Marco, pur non accettando la realtà, alla fine si fa “furbo” e riesce a non fari travolgere dalle situazioni e a non farsi più ferire dall’amore. Si riscatta. Marco, se vogliamo, è un uomo intelligente. Fa tesoro dell’esperienza negativa e del tradimento che ha subìto. Capisce che la vita, nonostante le traversie e il dolore che ci porta, vale sempre la pena di essere vissuta. Grazie all’ironia, che il protagonista dimostra quando, nell’epilogo del libro, scopre che anche la seconda moglie lo tradisce. Ancora una volta Marco coglie in flagrante il “fattaccio”, ma questa volta nessun dramma. “Scusate… se ho fatto presto”.