Rom stringe i genitali di un uomo per derubarlo. “Non è reato sessuale”
Una donna rom, accusata di aver sfilato dal polso un orologio di lusso a un uomo «stringendogli fortemente i genitali e al contempo sussurandogli nell’orecchio “vuoi sc…..?», era stata portata a processo non solo per il reato di rapina ma anche con l’imputazione di violenza sessuale, ma il gup di Milano Stefania Donadeo l’ha condannata soltanto per la prima contestazione e l’ha assolta dalla seconda.
La donna rom condannata solo per il furto
Quella “stretta”, infatti, è stato «solo un atto finalizzato a stordire» e non un’invasione «della sfera sessuale», ha scritto il giudice nelle motivazioni del verdetto, con cui ha prosciolto l’imputata, difesa dall’avvocato Emanuele Perego, dall’accusa di violenza sessuale, contestata dalla Procura, e l’ha condannata per rapina a 1 anno e 8 mesi di reclusione. La donna, romena di 28 anni, era riuscita a portare via l’orologio all’uomo, 63 anni, che stava parlando al telefono in piazza Virgilio, a Milano. Nell’imputazione la Procura aveva contestato alla donna di aver costretto l’uomo a subire «atti sessuali» per quel «gesto repentino» sui genitali, parlando di «violento palleggiamento».
“La rom non voleva invadere la sfera sessuale”
Per il giudice, però, a carico della donna può reggere solo l’imputazione di rapina, perché lei «lungi dal volere invadere la sfera sessuale, ha voluto e si è rappresentata una violenza tale da disorientare la vittima al fine di sottrargli l’orologio». Per il gup, quindi, «difetta proprio la volontà di compiere un atto invasivo dell’altrui libertà sessuale», perché la rom ha compiuto solo «un atto finalizzato a stordire e distrarre la vittima» per mettere a segno la rapina. Con la condanna ad un anno e 8 mesi con le attenuanti generiche la donna, che ha anche risarcito l’uomo con 500 euro, è stata scarcerata (era in custodia cautelare a San Vittore per l’accusa di rapina).