Mps, tocca allo Stato. Gli arabi sono spariti e così paga Pantalone

22 Dic 2016 8:09 - di Redazione

Ora si capisce di più perché due settimane fa la Bce è stata rigidissima nel non concedere neanche 20 giorni in più al Montepaschi per portare avanti l’aumento di capitale sul mercato: la liquidità rischiava di assottigliarsi tanto da mettere a rischio la stessa «sopravvivenza» di Mps. I numeri lo dimostrano. Se solo il 14 dicembre la banca dichiarava che — in uno scenario teorico di forte stress — avrebbe avuto liquidità per 11 mesi, in appena due giorni la situazione è ulteriormente peggiorata: ora c’è liquidità sufficiente solo per quattro mesi. Ma più in generale la Vigilanza di Francoforte ormai non credeva più all’operazione così come impostata da Jp Morgan e Mediobanca, e forse anche questo ha contribuito ad aggravare il quadro di Mps, nonostante la rete in due soli giorni sia riuscita a recuperare 1 miliardo dalla conversione dei bond in mano ai risparmiatori. I 5 miliardi di euro da recuperare sul mercato entro l’anno avrebbero dato respiro alla banca guidata da Marco Morelli. Ora invece bisognerà fare ricorso al polmone finanziario del Tesoro, non è ancora chiaro in quale forma, si legge su “Il Corriere della Sera“.

Il Qatar non è interessato a MPS. Interverrà lo stato

Lo Stato avvierà così la nazionalizzazione della banca senese, oltre 80 anni dopo la nascita dell’Iri di Alberto Beneduce che salvò — nazionalizzandole — le vecchie Comit, Credit e Banco di Roma. A far tracollare l’operazione di salvataggio è stata innanzitutto la mancata adesione del fondo sovrano del Qatar, Qia, di fatto l’unico tra gli oltre duecento investitori internazionali individuati da Jp Morgan ad avere mostrato una qualche disponibilità a investire nel Monte con circa 1 miliardo. Gli arabi avrebbero dovuto essere quell’investitore-perno (anchor investor) di un nuovo azionariato di Siena, con accanto sempre il Tesoro ma nelle vesti di azionista privato con il 4%, eredità dei precedenti aiuti di Stato (i Tremonti e poi i Monti Bond). In realtà gli arabi — assistiti dalla banca Rothschild — non erano mai usciti allo scoperto, in attesa di capire che cosa sarebbe successo con il referendum del 4 dicembre. Le dimissioni di Matteo Renzi avrebbero però privato il Qatar di un interlocutore privilegiato che avrebbe potuto garantire loro altre contropartite in Italia. Così i qatarini si sono sfilati, nonostante i tentativi in extremis del riconfermato ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *