Kirk Douglas, l’indomito leone di Hollywood compie 100 anni (Video e Fotogallery)
Ha spezzato le catene del tempo. Sovvertito le sue regole. Beffato i traguardi ordinari e superato la soglia dei 100 anni: proprio oggi, Kirk Douglas si appresta a a celebrare un secolo di vita. Un record superato soprattutto in nome di un segreto rivelato dal mitico attore hollywoodiano nel corso dei festeggiamenti per il suo novantesimo compleanno: l’essere nato un povero «un grande vantaggio» che, ha spiegato l’indimenticabile Spartacus, «i miei figli non hanno avuto»». Non solo: sempre pronto a dispensare, tra interviste e biografie, piccole perle della sua lunga vita, il celebre protagonista di Orizzonti di gloria – tanto per rimanere nell’ambito della sua prestigiosa collaborazione con una altro grande della settima arte come Stanley Kubrick – giusto qualche anno fa ebbe a dire: «A salvarmi sono stati il senso dell’umorismo e mia moglie, che tutti i giorni mi ripete “muovi il c… e scendi dal letto”». E allora, proprio a proposito di mogli e figli, per il suo 100esimo compleanno una festa in grande stile attende l’indiscusso patriarca in California organizzata da suo figlio Michael con la moglie Catherine Zeta-Jones: per quello che è un grande evento hollywoodiano sono attesi circa 200 amici e familiari.
Kirk Douglas, il leone di Hollywood compie 100 anni
Uno stato di salute invidiabile e un successo inarrestabile che, non a caso, nella sua lunga filmografia partita nel 1946 col melò Lo strano amore di Marta Ivers, e ufficilamente terminata nel 2003 con Vizio di famiglia; inaugurata a fianco di Barbara Stanwick e conclusasi con Rory Culkin, si allungano da oltre 4 generazioni sublimando, di successo in successo – e da un genere all’altro – il ruolo del sopravvissuto. Del superstite tenace e coraggioso in grado di contrastare e cavalcare le sfide della vita e le battaglie hollywoodiane, Kirk Douglas, figlio di Herschel Danielovitch, uno straccivendolo ebreo russo che a casa parlava yiddish, e che nel 1916 fu costretto dai pogrom bielorussi a emigrare da Belarus al sobborgo newyorchese di Amsterdam, della perseveranza pervicace ha fatto un motivo di orgoglio, di dignità, di stimolo, esattamente come l’indigenza familiare delle origini e la passione per le donne hanno fatto da volano alla sua riuscita nella vita. E allora, nato Issur Danielovitch Demsky (Amsterdam, 9 dicembre 1916), figlio di immigrati russi analfabeti, dopo gli studi all’American Academy of Dramatic Arts – dove avrebbe conosciuto Lauren Bacall – e dopo il debutto melodrammatico grazie a Lo strano amore di Marta Ivers di Lewis Milestone, Douglas ha lavorato con i più grandi maestri di sempre della storia del Cinema, da Billy Wilder (che lo ha diretto ne L’asso nella manica) a William Wyler (in Pietà per i giusti), passando per Vincent Minnelli (che lo ha sapientemente guidato sul set di Brama di vivere) fino a John Sturges (nel mitico Sfida all’O.K. Corral), Howard Hawks (Il grande cielo) e John Frankenheimer (Sette giorni a maggio). Titoli che si sono rivelati da subito pietre miliari della settima arte e che hanno sempre messo d’accordo pubblico e critica, arte e industria, delineando – tassello dopo tassello –il grande mosaico della gloria di uno dei iù amati protagonisti della scena di celluloide.
La sua inossidabile maschera dell’ironia
Una gloria che avrebbe restito agli anni e che sarebbe arrivata al culmine massimo grazie all’incontro e alla collaborazione con Stanely Kubrick, insieme al quale Kirk Douglas avrebbe firmato i successi di titoli del calibro di Orizzonti di gloria e Spartacus. «Con Stanley – avrebbe confessato poi negli anni l’interprete – ricominciai tutto daccapo, è stato lui a trasformarmi in un vero attore. La sua forza e la sua inconfondibile qualità avevano un segreto, era un uomo che inseguiva i suoi sogni. Sempre». E a proposito di desideri che non si sono aavverati, o di sogni rimasti nel cassetto, un uomo e un artista come Kirk Douglas che sul grande schermo ha prestato volto e atletiche fattezze a eroi epici come Spartacus e Ulisse, a cowboy e detective, ha sempre schivato per un soffio l’Oscar come migliore attore, compensato da una statuetta onoraria tributata alla carriera nel 1996. Quello davvero, forse, l’unico, mancato traguardo, incassato con stile e senso dell’umorismo. Del resto, è notorio come Kirk Douglas abbia sempre indossato, sul set e fuori, l’inossidabile maschera dell’ironia. Un sentimento che, tolto il trucco dell’attore, si celava anche nello sguardo penetrante dell’uomo che, non per niente, in una lettera scritta alla soglia dei 90 anni ebbe a dire: «Forse avete sentito parlare di me: ero una stella del cinema… sono sopravvissuto alla Seconda Guerra Mondiale, a un incidente di elicottero, a un infarto e a un’operazione per sostituire due ginocchia». Un segno distintivo, quello di un immarcescibile sarcasmo, inconfondibile quanto quella fossetta sul mento che lo accompagna dalla nascita. Auguri!