Ingegnere ucciso dal killer con il casco: il supertestimone è cruciale
Il supertestimone è ritenuto “altamente attendibile”. Ha visto fuggire l’assassino dell’ingegnere Vittorio Materazzo, 51 anni, picchiato, accoltellato più volte e poi sgozzato a morte. Ucciso davanti alla sua abitazione, nel quartiere “bene” di Chiaia, a Napoli. Sulla base della sua precisa descrizione, gli agenti stanno cercando il killer. E hanno analizzato le immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona che però, finora, non hanno fornito indizi utili alle indagini.
Il lavoro degli inquirenti
Gli inquirenti hanno raccolto anche le immagini dei sistemi di videosorveglianza che monitorizzano le strade circostanti il luogo del delitto. Tentano così di individuare l’omicida. Secondo il supertestimone, indossava un casco non integrale e un giaccone di colore scuro. Inoltre, fonti della Procura hanno smentito alcune notizie di stampa riguardanti presunte minacce subìte all’ingegnere che non ha mai riferito tali circostanze ai magistrati.
L’esposto presentato di Vittorio Materazzo
Vittorio Materazzo, dopo la morte del padre Lucio, avvenuta nel 2015, aveva presentato un esposto. Chiedeva la riesumazione della salma del genitore per accertare quale fossero state le cause del decesso. Il procedimento, dopo una fase di accertamento preliminare, venne archiviato. Con il suo legale, l’avvocato Luigi Ferrandino, l’ingegnere tornò alla carica presentando un altro esposto.
La controinchiesta sul padre
Come si legge sul Mattino, Vittorio Materazzo aveva passato gli ultimi mesi a raccogliere testimonianze giurate. A incrociare dati e documenti, a valorizzare punti poco battuti. Aveva svolto per mesi una sorta di controinchiesta. Voleva dimostrare che sulla morte del padre non poteva calare il sipario. Anzi. Sulla scomparsa del padre non poteva esserci archiviazione.