Influenza, vaccinazione possibile sino al 31/12. Ma soltanto uno su due la fa

9 Dic 2016 16:04 - di Redazione

L’influenza arriva, il vaccino arranca. In Italia infatti solo il 55 per cento degli anziani si vaccina contro l’influenza, poco più di uno su due. E solo il 10 per cento degli over 50 è vaccinato contro la polmonite, malattia spesso correlata all’influenza, che causa oltre 9mila morti l’anno. E’ l’allarme lanciato da HappyAgeing, l’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo, in vista della chiusura della campagna di sensibilizzazione ‘Vacci. Vacci a vaccinarti 2016‘, patrocinata dal Ministero della Salute. “Si prevede che il picco dell’influenza sia nel periodo natalizio”, dichiara il presidente HappyAgeing Michele Conversano, “ma c’è tempo fino al 31 dicembre per effettuare un’adeguata prevenzione”, gratuita per le categorie ‘a rischio’, ovvero over65, operatori sanitari, donne incinta e malati cronici. A sollevare le preoccupazioni degli esperti sono i numeri. I dati del Rapporto OCSE hanno registrato in Italia un calo di circa il 10 per cento delle vaccinazioni anti influenza tra gli over 65 dal 2004 e al 2014. Sul fronte polmonite, malattia infettiva spesso correlata all’influenza, non va meglio, secondo lo studio PneuVUE condotto dall’Ipsos su 9 mila adulti europei, di cui oltre mille nel nostro Paese: il 95% degli intervistati dichiara di sapere cosa sia, ma la conoscenza spesso è superficiale. Solo l’1%, infatti, sa che l’influenza è responsabile di più del doppio dei decessi rispetto agli incidenti d’auto e solo il 20% sa che esiste un vaccino. Di fatto, circa l’80% sottovaluta questa malattia. “Se si combinasse la vaccinazione antinfluenzale al vaccino antipneumococcico – aggiunge Conversano – si potrebbe arrivare a ridurre il numero di decessi per complicanze broncopolmonari fino anche del 60%”. A frenare gli italiani, spesso è la ‘malainformazione’. “Circolano convinzioni infondate”, sottolinea il direttore di HappyAgeing Marco Magheri, in particolare a pesare è “una bassa percezione del rischio e il timore di effetti collaterali”.

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