Formigoni: non lascio la politica. La sentenza è un attacco personale a me
Dopo la sentenza i pm «si sono abbracciati nonostante sia stata assolta la metà degli imputati. Sa perché? Perché mi hanno dichiarato una guerra personale e il primo tempo lo hanno vinto loro». Lo dice Roberto Formigoni, oggi senatore di Ncd, al Corriere della Sera commentando amaramente la condanna ricevuta a 6 anni per corruzione, con contestuale interdizione dai pubblici uffici, decisa dal Tribunale di Milano. La sentenza, letta nella maxi aula della Prima Corte d’Assise d’Appello, la stessa dei processi a carico di Silvio Berlusconi, arriva otto mesi dalla richiesta di pena.
Formigoni: vado avanti, è una guerra personale
«Non capisco proprio come il tribunale sia potuto arrivare a questa conclusione», spiega intervistato anche dalla Stampa. «È venuta meno l’accusa più grave che costituiva l’impalcatura e la sostanza dell’intero impianto accusatorio, cioè l’associazione a delinquere. Sono stati assolti Alberto Perego e tutti i dirigenti di Regione Lombardia. È stata riconosciuta la correttezza e la legittimità di tutte le delibere della giunta che erano state impugnate come presunta prova della corruzione. Ma poi condannano me come presidente della Regione. C’è una evidente contraddizione». Formigoni chiarisce di fare queste considerazioni con «rispetto» nei confronti dei magistrati, ma con altrettanta «cognizione di causa». Questa tegola giudiziaria, aggiunge Formigoni, non gli impedirà di continuare a fare politica «fino a quando esisterà in Italia la presunzione d’innocenza». L’ex governatore della Lombardia aggiunge che non è tenuto a dimettersi da presidente della commissione Agricoltura del Senato. Ironia sulla richiesta di dimissione da parte dei Cinquestelle? «Devono coprire le magagne di Roma e della giunta Raggi…». Intervistato anche da Repubblica, dice di aver ricevuto moltissimi messaggi di solidarietà. E gli attacchi di Bobo Maroni? «Lo sappiamo che da quattro anni ha il problema di differenziarsi. Ha ricevuto una Regione eccellente che oggi non è più così eccellente. Lo stile è come il coraggio di don Abbondio. Se uno non ce l’ha non se lo può dare…».