Cina, allarme rosso. Lo smog rende invivibili Pechino e altre 22 città

21 Dic 2016 16:34 - di Francesco Severini

Come già avvenuto due anni fa, nel 2014, l’incubo dello smog incombe ancora sulla Cina. Una nube grigia copre il nord del paese impedendo la visibilità e da venerdì in 23 città – tra cui Pechino – è scattato l’allarme rosso per l’inquinamento, il livello più alto. Le autorità hanno chiuso scuole e fabbriche, alcune autostrade sono state bloccate, centinaia di voli sono stati cancellati.

Cina, rischio salute per 460 milioni di persone

Un settimo del paese è coperto da questa cappa sporca, con un grave rischio salute per 460 milioni di persone che respirano polveri sottili decine di volte sopra i livelli di rischio. L’inquinamento atmosferico è una costante nelle città cinesi. E’ provocato soprattutto dalle centrali elettriche a carbone, poi da industrie prive di filtri adeguati per le emissioni, impianti di riscaldamento obsoleti e traffico intasato. Per i cinesi le mascherine sul volto sono diventate un capo di abbigliamento abituale. Basta qualche giorno senza vento, perché le megalopoli si trovino avvolte in una cappa grigiastra e puzzolente, con una visibilità ridotta a cento metri e i grattacieli quasi invisibili.

Ogni anno 1 milione di morti per l’inquinamento

Migliaia di persone vengono ricoverate negli ospedali per malattie dell’apparato respiratorio, e si calcola che i morti a causa dell’inquinamento raggiungano ogni anno la cifra di 1 milione. Stavolta però la situazione è ancora più grave. All’aeroporto di Pechino sono stati cancellati 359 voli per visibilità insufficiente, nella vicina regione di Tianjin 243. Per la stessa ragione sono state vietate al traffico alcune strade e autostrade che collegano la capitale con Tianjin ed Hebei. Nelle città in allerta rosso le scuole sono state chiuse, così come 1.200 fabbriche. A Pechino sono stati registrati livelli di PM 2.5 (le polveri sottili più pericolose) pari a 500 microgrammi per metro cubo. La soglia di rischio è 10 microgrammi. Per fortuna, i meteorologi prevedono per i prossimi giorni forti venti, unico antidoto alla cappa che rende l’aria irrespirabile.  

Le cause dell’emergenza 

Ma da cosa è stata causata questa emergenza? Greenpeace punta il dito contro le acciaierie. Un aumento del prezzo dell’acciaio secondo la ong ha provocato un incremento della produzione, con conseguente inquinamento. Ma c’è anche chi avanza altre ipotesi. Per esempio che le centrali eoliche spuntate nel nord del paese (la Cina è il primo produttore al mondo di energia eolica) abbiano rallentato i venti e ostacolato quindi la pulizia naturale dell’aria. Altri puntano invece il dito contro il metano, il cui uso è stato incrementato per sostituire l’inquinante carbone. Il gas bruciando produce vapore acqueo, le cui goccioline favorirebbero l’addensamento delle polveri sottili.

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