Un’analisi da destra sulla cosiddetta nuova sinistra in Italia e in Occidente

2 Nov 2016 15:36 - di Carlo Ciccioli

Lo sconvolgimento dei riferimenti ideologici determinato dal crollo del muro di Berlino e dell’Unione Sovietica, nonché dell’emergere prepotente della questione islamica, hanno comportato un profondo cambiamento del radicamento sociale e degli schemi dei poli politici. La Sinistra, persa la leaderschip comunista e affondata l’utopia barricadiera della cosiddetta nuova sinistra, sia quella armata che quella movimentista, è una miscela di totale eterogeneità. Se facciamo un’analisi italiana, ma anche globale della neo-sinistra, notiamo che il suo radicamento è la saldatura tra le èlite intellettuali occidentali, tutte egemonizzate dal pensiero marxista o filo-socialista, e l’area del ribellismo protestatario e para-anarchico, sostenuto dal nuovo proletariato immigrato, spesso extra-nazionale, proveniente dalle aree disagiate del mondo.

Visto da destra

A queste èlite cosiddette intellettuali vanno aggiunte le elite economico-finanziarie e burocratiche, anch’esse conformisticamente allineate al pensiero unico prevalente, quasi  per superare psicanaliticamente i sensi di colpa della ricchezza accumulata e del benessere. Il problema freudiano scaricato in politica e nella società. Rimangono fuori, e alternativi a questo calderone, i ceti medi in fase calante, assediati dai nuovi ricchi, la piccola borghesia e il mondo operaio qualificato ed emancipato. Di fatto l’asse portante della società, quello che tiene in piedi il sistema economico-sociale e sviluppa i numeri, ma che  è sottomesso ai “veri ricchi” e ai poteri forti che, attraverso un patto non scritto ma evidente, attraverso i “nuovi schiavi”, domina il sistema politico. La locazione della destra è esattamente con gli attuali perdenti e non garantiti, ma è difficilissimo schiodare l’equilibrio politico che si è strutturato. Se guardiamo agli Stati Uniti e alle prossime elezioni presidenziali, ma è stato così anche per la Presidenza di Bill Clinton e di Barak Obama, abbiamo l’alleanza tra i super ricchi e i poveracci, spesso ispanici o di colore, che stanno tutti coi democratici; abbiamo i grandi giornali, gli apparati mediatici e televisivi, gli apparati finanziari, i poteri forti, i grandi gruppi economici tutti con Hillary Clinton, che addirittura adopera il cognome del marito, invece del proprio, per indicare la continuità. Con il maldestro Trump, abbiamo al contrario,  l’America profonda, i ceti medi depauperati, le categorie sociali e produttive diffuse, cominciando dagli agricoltori e dagli allevatori, la piccola e media industria, gli operai e pochi grandi finanzieri isolati. Nello stesso Partito Repubblicano le èlite “più avanzate” tacciono, ma quasi quasi tifano per la sconfitta di Trump. In Italia lo stesso: banchieri, finanzieri d’assalto, magari con le radici a Londra o comunque legati a Bruxelles, giornalisti e manager, professori universitari, garantiti di tutti i generi, ricchi e super ricchi, establischement delle burocrazie diffuse, stanno tutti con Renzi. Addirittura sono anche in disgrazia, nell’universo culturale  quei pochi intellettuali filo-comunisti che sentono puzza di bruciato e non ci stanno. Ma così è in tutta Europa, con la variabile recente che sono nati movimenti protestatari, generati dalle costole della sinistra, come il Movimento 5 Stelle, ma anche i Podemos, Tsipras, i Pirati, gli indignati vari che non ci stanno, ma che sembra che oltre al “vaffanculo” non riescano a produrre, a meno che, come la versione Tsipras, rifluiscano poi  nell’alveo pragmatico dell’azione di Governo. Una Destra consapevole deve fare un progetto per rappresentare un blocco sociale sicuramente elettoralmente maggioritario, ma ora privo di un disegno culturale, di una organizzazione, di personale politico e di leadership, che non può che essere nel medio periodo vincente. Accanto alla quotidianità la Destra che c’è deve pensare al futuro. È un compito, direi quasi una missione per le nuove generazioni e per la sopravvivenza del pensiero e dei Popoli occidentali, ed è anche l’unica opportunità da contrapporre alla “nuova” egemonia islamica, fondata sui soldi del petrolio, prima che sul pensiero religioso. La Destra ha sempre vinto quando è stata una grande Destra di popolo ed ha risposto con un suo progetto ed una sua visione alla crisi contemporanea.

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