Per Renzi chi vota No è “un’accozzaglia”. E fa sapere che si dimetterà se…

20 Nov 2016 10:43 - di Robert Perdicchi

Annunci, promesse, minacce e insulti. Da oggi, a due settimane dal voto, se ne vedranno di tutti i colori dalle parti di Renzi. E un assaggio si è avuto ieri, quando il premier ha invitato a votare Sì per bloccare la strada alla “accozzaglia del No”, un sodalizio di “vecchi leader che vogliono tornare” e nuovi populisti. Quando mancano 15 giorni al referendum costituzionale, con il No in vantaggio – almeno in base agli ultimi sondaggi ufficiali – la battaglia “sul filo” e una “maggioranza silenziosa” di disinformati e indecisi da convincere, Matteo Renzi sfodera ogni sua ‘arma’, anche quelle sporche dell’insulto. Invia una lettera, “un depliant” su quattro facciate, a tutti gli italiani con in mezzo ben in vista i faccioni dei più noti esponenti “dell’accozzaglia”. E lancia la caccia agli elettori grillini e soprattutto a quelli, “decisivi”, del centrodestra: il rischio – è il messaggio sottotraccia per loro – è ritrovarsi un governo tecnico alla Monti, che “stanga le famiglie”.  E la minoranza Dem denuncia “l’arroganza” di Renzi che “insulta” e “snatura” il Pd. Ieri il premier ha fatto un vero e proprio tour: Matera, Potenza, Benevento, Caserta: quattro tappe al Sud in un giorno, con un ritmo che terrà fino al voto. A Potenza e Benevento lo accolgono proteste, ma lui professa un animo “zen”. Un uomo in platea a Matera arriva a urlare che Massimo D’Alema “deve morire” e lui subito redarguisce lui e i più intemperanti sostenitori del Sì: “Buoni, tranquilli”. Ma dal palco non lesina comunque stoccate agli avversari: “Se avesse avuto la poltrona che chiedeva, D’Alema non avrebbe fatto tutto questo casino”. Ma rimprovera chi si spinge oltre, come Vincenzo De Luca con l’attacco a Rosy Bindi: “Te possino”. E intanto ostenta ottimismo: “Vincerà il Sì, la maggioranza silenziosa è con noi”. Dopo aver inviato la lettera agli italiani all’estero, Renzi prova a raggiungere in prima persona ogni cittadino, con un “depliant” che illustra su due colonne le ragioni del Sì e del No. E al centro l’immagine degli avversari della riforma: un collage con i volti di Mario Monti, Gustavo Zagrebelsky, Beppe Grillo, Renato Brunetta, Massimo D’Alema, Lamberto Dini e Ciriaco De Mita. Poi annuncia che in caso di vittoria del No il governo si dimetterà: “Non me ne frega niente del mio futuro: da boy scout a premier, non ho bisogno di aggiungere una riga al curriculum. Quando sarà il momento me ne andrò con un inchino e senza polemiche”.

Renzi e il retroscena di “Repubblica”

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