L’ira di Bersani: «Il Pd di Renzi solo arroganza, sudditanza e miseria umana»

7 Nov 2016 11:42 - di Guglielmo Federici

 È il Pd dell’arroganza e della sudditanza. Senza perifrasi, è un Bersani furioso quello del dopo-Leopolda, in trasferta a Palermo per una serie di dibattiti sul referendum costituzionale per il quale ribadisce forte e chiaro il suo No. Il suo è un lungo sfogo. Le sue parole aprono un solco incolmabile con buona parte del suo partito e con il premier Renzi sul quale ha riversato giudizi e parole pesantissimi. Che tristezza il coro “Fuori fuori” urlato alla miniranza del Pd, racconta ai cronisti. «Ho provato una grande amarezza. Vedo un partito che sta camminando su due gambe, l’arroganza e la sudditanza. Cosi non si va da nessuna parte. I leopoldini possono risparmiarsi il fiato, vanno già fuori parte dei nostri. Io sto cercando di tenerli dentro, ma se il segretario dice “fuori fuori” bisognerà rassegnarsi». Il Pd è sempre più una polveriera sul punto di esplodere.

Bersani: «Mi preoccupa il governo del capo»

«Nel Pd ci vuole libertà, autonomia, schiena dritta, pensiero, democrazia: non chi vuole arroganza e sudditanza. Mi impressiona che tutti gli altri stiano zitti». Il No di Bersani alla riforma Renzi-Boschi è categorico. E poi «sul tema della costituzione non esiste una disciplina di partito – spiega- il segretario deve dare indicazione, poi ognuno sceglie con propria testa. Il “Il ‘no’ al referendum è un modo per far saltare l’Italicum, il resto sono chiacchiere. Su quel foglietto c’è scritto “stai sereno, ma io voto no”. Mi preoccupa l’incrocio tra il referendum e l’Italicum, con un “governo del capo” e parte del Parlamento nominato. Non sto parlando di noccioline. Non posso tollerare questo rischio con conseguenze gravissime, mi spiace», prosegue Bersani che avverte: «Al congresso del Pd porrò il problema della separazione della leadership del partito con la guida del governo».

I dissidenti Pd fuori dalle liste elettorali?

È furioso e avvilito al tempo stesso, Bersani: «Che miseria umana», commenta le indiscrezioni riportate dalla stampa secondo cui in caso di vittoria del No al referendum il Pd metterebbe fuori dalle liste elettorali gli esponenti della minoranza dissidenti con la linea del Si. «Aver drammatizzato com’è ha fatto Renzi il voto costituzionale non ha precedenti. Ha diviso il Paese. Ma è un referendum, diciamo al mondo che è una cosa italiana e che il giorno dopo il mondo resterà come prima», esclama Bersani. «Ma è possibile che da un anno a questa parte si vada avanti a pane e referendum? – aggiunge – La gente ha altri problemi. Bisogna tornare con i piedi per terra e sdrammatizzare, altrimenti perdiamo tutti e ci ritroviamo il Paese diviso». Gli chiedono della scelta del Si di Gianni Cuperlo. «Cuperlo? Non do giudizi, è chiaro che la sua è una scelta personale e individuale», commenta mestamente Bersani

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