I 70 anni del Msi. Malgieri e Mazza: formidabili quegli anni al Secolo…

3 Nov 2016 19:37 - di Adele Sirocchi

Introdotti da Marcello Veneziani, due ex giornalisti del Secolo d’Italia, Gennaro Malgieri (che è stato anche direttore del quotidiano della destra) e Mauro Mazza (che è stato direttore di Raiuno), si sono confrontati da vecchi amici sulla storia del Msi, nel secondo dei giovedì della Fiamma organizzati dalla Fondazione An per la mostra “Nostalgia dell’Avvenire”. Hanno raccontato i loro percorsi, le loro emozioni quando, giovanissimi, hanno scelto la parte scomoda della militanza a destra, i primi comizi, l’ingresso in sezione, hanno evocato figure e leader che non ci sono più ma che nella loro formazione hanno pesato e contato. Centrale, nei loro interventi, l’esperienza di entrambi al Secolo d’Italia.

“Mandavo i miei pezzi culturali a Carlo Cozzi – ha detto Malgieri – per il tramite di Luigi Tallarico. Cominciai la mia collaborazione con una recensione del libro di Evola ‘Meditazioni delle vette’. Almirante, quando decise che mi avrebbe assunto, mi fece notare che la mia passione per Evola non era da lui apprezzata, aveva invece apprezzato il fatto che avevo presentato anni prima a Bojano un suo comizio. Mi consigliò poi di non seguire le orme del mio capo, accanto a me c’era infatti Pino Rauti“. “Con Gianfranco Fini – ha raccontato Mauro Mazza – ci dividevamo i pastoni politici, metà lo scrivevo io e metà lui. Gasparri era sempre al telefono, chiamava tutte le federazioni, instancabile. Grazie alla sua attività frenetica Fini prevalse al congresso di Sorrento su Rauti”. Mazza cominciò la sua attività giornalistica nella sede storica di via Milano 70, la stessa dove ha mosso i primi passi Malgieri. “A volte ci menavamo anche, ma ci volevamo bene. Festeggiavamo con due pastarelle anche gli onomastici, era il nostro modo di sentirci una famiglia”. Il Secolo, dunque, non solo come palestra di giornalismo, ma soprattutto come luogo di formazione affettiva, come comunità per chi voleva essere e sentirsi differente.

Un bene, un male, questa chiusura al mondo esterno? Il contesto storico imponeva la linea dell’alternativa al sistema – su questo entrambi hanno concordato – ed è proprio questo il motivo per il quale la poderosa scissione di Democrazia nazionale non riescì a piegare il Msi, rimasto quasi senza parlamentari e senza più un soldo. “Quell’alternativa – secondo Malgieri – era anche e soprattutto esistenziale”. “Sì – ha ribattuto Mazza – ma non dimentichiamo che la linea di Democrazia nazionale fu comunque un tentativo di aprire le finestre, un tentativo poi ripreso da Domenico Mennitti con il progetto di Proposta e infine sfociato nella nascita di An”. Eppure, su un punto, i due sono arrivati alla medesima conclusione: se si deve andare oltre le lacerazioni, se si devono superare le frammentazioni, se si deve ricostruire, l’identità da cui partire è il Msi, non Alleanza nazionale. Un patrimonio da valorizzare – ha concluso Malgieri – “come la Fondazione sta cominciando a fare con questa mostra, molto bella e toccante, in mezzo alla quale, guardando i pannelli, le riviste, le foto, a un certo punto non può non domandarti: ‘Ma è possibile che sia davvero finito tutto?’ “.

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