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In guerra per una scimmietta: arriva il “cessate il fuoco” tra le tribù libiche

In guerra per una scimmietta: arriva il “cessate il fuoco” tra le tribù libiche

Esteri - di Girolamo Fragalà - 22 Novembre 2016 - AGGIORNATO 23 Novembre 2016 alle 13:35

Una scimmietta, un suo gesto, una “guerra” con morti e feriti. E ora, finalmente, è stato raggiunto un accordo sul cessate il fuoco tra le due tribù del sud della Libia – i Gaddadfa e gli Awlad Suleiman – protagoniste nei giorni scorsi di accesi scontri con armi pesanti. Il bilancio è stato di una ventina di vittime e decine di feriti. Le violenze erano esplose la scorsa settimana, scatenate dall’aggressione di una scimmietta – di proprietà di un commerciante dei Gaddadfa – che aveva strappato il velo a una giovane appartenente agli Awlad Suleiman.

Dalla scimmietta al terrore

La situazione era degenerata e nei giorni successivi le due tribù erano passate alle maniere forti affrontandosi con carri armati, razzi, colpi di mortaio e altre armi pesanti. Se non accade altro, la tregua regge e la vicenda della scimmietta dovrebbe trovare fine. Lo ha reso noto ad Alwasat un consigliere municipale di Sabha, Ghadfi Ali Abu Seeda, precisando che si è giunti al cessate il fuoco grazie agli sforzi messi in campo dai notabili e saggi delle varie tribù. «La situazione è molto brutta – ha affermato a caldo il deputato Ibrahim Mesbah el Hadi al portale Alwasat – mancano gli equipaggiamenti necessari all’ospedale e le scuole sono chiuse».

Un aereo per curare i feriti

Secondo la stessa fonte il Consiglio presidenziale avrebbe inviato un aereo per curare i feriti e una forza per mantenere la sicurezza e aiutare i capi tribù a riconciliarsi chiudendo la guerra della scimmietta. Da diversi anni i rapporti tra le due comunità sono contraddistinti da forti tensioni. Contrasti che investono anche altri gruppi come quello esploso violentemente lo scorso anno tra i tuareg e i tebu nel sud-est. Dalla caduta di Gheddafi nel 2011 Sabha è diventato uno dei centri “specializzati” nel commercio illegale per il traffico di armi e di migranti. In altre parole quasi una terra di nessuno, dove mancano efficienti controlli di sicurezza da parte delle autorità centrali.

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22 Novembre 2016 - AGGIORNATO 23 Novembre 2016 alle 13:35