Utero in affitto: un documentario svela le verità nascoste (Video)
Una petizione al governo per chiedere che contro l’utero in affitto sia davvero rispettata la legge e che l’Italia si faccia promotrice di una richiesta per l’abolizione internazionale di questa pratica. Un appello alle istituzioni europee affinché dicano no in modo chiaro allo sfruttamento delle donne e alla vendita dei bambini. E, ancora, una campagna di informazione a livello nazionale, che passa anche attraverso un documentario con le testimonianze di donne americane che si sono prestate alla surrogacy, per poi pentirsene. Sono alcune delle iniziative messe in campo da ProVita Onlus e da altre associazioni contro il «turpe mercimonio» di donne e bambini.
L’utero in affitto: un affare da decine di milioni di dollari
Le iniziative sono state presentate nel corso di un incontro a Palazzo Madama, al quale ha partecipato un fronte trasversale di senatrici: da Maria Rizzotti di FI a Laura Bianconi del Ncd, fino a Donatella Mattesini del PD. Con loro sono intervenuti anche la giornalista Monica Sargentini del Corriere della Sera e il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, oltre ovviamente al presidente di ProVita, Toni Brandi, in rappresentanza del mondo associativo. «Il mercato di gameti e dell’utero in affitto, che ammonta a decine di miliardi di dollari, sfrutta le donne, degrada la gravidanza a un servizio commerciale e, soprattutto, tratta il bambino come una merce da acquistare», ha ricordato Brandi, sottolineando che «è necessario, vista l’inattività delle Istituzioni, che vi sia una grande mobilitazione della società civile per tutelare gli interessi e la salute delle donne e dei bambini».
Un documentario sulle verità nascoste della surrogacy
La petizione, dunque, sostenuta anche da Age (Associazione genitori italiana), NonSiToccaLaFamiglia, Articolo 26, Generazione Voglio Vivere e la Nuova Bussola Quotidiana. Vi si chiede una cosa semplice: l’effettiva applicazione della legge 40, che vieta senza mezzi termini la pratica dell’utero in affitto e la sua promozione. Un divieto aggirato se, come denunciato ancora da Brandi, «agenzie straniere vengono qui a cercare clienti italiani cui poter vendere bambini all’estero, perché per loro il nostro Paese rappresenta un mercato in crescita». Prima di tutto, però, serve informazione. Per questo ProVita ha portato in Italia il documentario Breeder – Donne di seconda categoria, che raccoglie le testimonianze di madri surrogate americane, dove la pratica è regolamentata, e ha acceso i riflettori anche sui danni provocati alla salute di donne e bambini. Un aspetto della faccenda per lo più taciuto, di cui ha diffusamente parlato il professor Pino Noia, ginecologo, docente di medicina prenatale al Policlinico Gemelli e Primario dell’Hospice perinatale.
Una petizione al governo perché «siamo tutti coinvolti»
«Forse – ha spiegato Brandi – qualcuno potrebbe dire che non sapeva di questi dati tecnico-scientifici o potrebbe comunque ignorarli. Però nessuno può dire che “non sa” quanto sia crudele staccare un neonato dalla mamma. Nessuno può dire che comprare i bambini e privarli della madre sia accettabile». «Non possiamo rimanere indifferenti a guardare la diffusione in Italia di questa ignobile pratica senza fare nulla. Ognuno di noi è chiamato a dare il suo contributo», ha concluso il presidente di ProVita, invitando tutti a firmare la petizione sul sito dell’associazione.