Uomo decapitato. Crolla Borgarelli, il nipote della vittima: «L’ho ucciso io»

31 Ott 2016 12:53 - di Paolo Sturaro

Claudio Borgarelli, l’infermiere accusato di avere ucciso lo zio Albano Crocco lo scorso 11 ottobre nei boschi di Lumarzo, ha confessato il delitto. «Abbiamo discusso per il sentiero – ha detto Borgarelli davanti al gip Paola Faggioni – Lui mi ha insultato e sputato addosso e io non ho capito più nulla». Borgarelli, difeso dall’avvocato Antonio Rubino, ha pianto durante la confessione ma non ha chiesto perdono.

Il racconto di Borgarelli

«Quella mattina – ha detto ancora Borgarelli davanti al gip – ho aperto la porta e ho visto la macchina e i paletti divelti. Ho seguito mio zio e mi sono portato dietro la pistola perché temevo che fosse armato anche lui. Abbiamo discusso. Io gli ho sparato due colpi e poi l’ho decapitato. Sono tornato a casa, ho messo la testa nel sacco e poi l’ho buttata».

Ai funerali non c’erano i familiari di Borgarelli

Ai funerali di Crocco c’erano tutti, familiari, amici, conoscenti, ex colleghi di lavoro, tutti tranne la famiglia di Borgarelli (la madre è la sorella della vittima) cancellati anche dal manifesto funebre che dava appuntamento per le esequie. Sulla bara una foto di Albano sorridente, il cappello da alpino e la maglia della Sampdoria con il numero 5 e la scritta “Papà! Ti sei difeso alla grande” indossata dal figlio Davide al termine della funzione.

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