Suicidio in carcere, un egiziano s’impicca alla finestra della cella
Ancora un suicidio in carcere. Un detenuto di origini egiziane della Casa di reclusione di Padova si è suicidato impiccandosi alla finestra della cella. È accaduto sabato sera e ne dà notizia il Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria). «È stata una cosa imprevedibile: l’uomo da tempo lavorava a tempo pieno ed il suo gesto – ha detto in una nota Giovanni Vona, segretario nazionale Sappe per il Triveneto – è stato davvero un fulmine a ciel sereno perché, appunto, non c’era stato alcun segnale di un suo disagio. I poliziotti penitenziari di servizio sono subito intervenuti, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare».
Un altro suicidio in carcere
«Questo nuovo drammatico suicidio di un altro detenuto – rileva Donato Capece, segretario generale del Sappe – evidenzia come i problemi sociali e umani permangono nei penitenziari, lasciando isolato il personale di polizia penitenziaria (che purtroppo non ha potuto impedire il grave evento) a gestire queste situazioni di emergenza. Il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti». «Negli ultimi vent’anni – ricorda – le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 18mila tentati suicidi ed impedito che quasi 133mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze».