Spagna, la riscossa del “vecchio” Rajoy: è di nuovo primo ministro
Nei lunghi mesi della infinita crisi spagnola lo hanno accusato di tutto, è stato insultato dal giovane e sprezzante rivale socialista Pedro Sanchez “El Guapo”, gli hanno promesso una rapida morte politica, lo hanno definito “grigio”, capo di un partito corrotto, e molte altro ancora. Ma oggi il vincitore è lui, Mariano Rajoy, rieletto primo ministro della Spagna. I giovani e telegenici rivali campioni del “nuovo” escono battuti dal braccio di ferro della lunga crisi. Sanchez è stato defenestrato dai baroni del partito, oggi si è dimesso da deputato, il leader di Podemos Pablo Iglesias ha perso un milione e mezzo di voti fra dicembre e giugno, Albert Rivera di Ciudadanos dopo avere giurato che mai lo avrebbe votato ora lo appoggia.
Inaffondabile, il veterano Rajoy, “grigio”, ma dall’ironia micidiale, è sempre ai comandi del paese. Due anni fa nessuno nel pieno delle misure lacrime e sangue che il suo governo imponeva al paese per uscire dalla gravissima crisi ereditata dal socialista Josè Luis Zapatero, avrebbe scommesso una vecchia peseta sul suo futuro politico. Ma, tenace e ostinato è arrivato primo alle due ultime politiche. Senza maggioranza però, vittima della morte del bipartitismo, con l’irruzione di Podemos e Ciudadanos. Ma i sondaggi lo danno in crescita continua. Il paese è uscito dalla crisi e viaggia a ritmi di crescita quasi cinesi. Per molti spagnoli è la sicurezza contro le incertezze del “nuovo”. Il “vecchio” Rajoy, 61 anni, erede dal 2004 di Josè Maria Aznar con il quale ora i rapporti sono gelidi, premier dal 2011 dopo essere stato sconfitto due volte da Zapatero, ora deve gestire una fase senza precedenti per la Spagna. Governerà in minoranza, costretto a negoziare con l’opposizione su ogni legge, con il rischio permanente di cadere. Ma ha dimostrato di avere i nervi saldi nei 10 mesi della crisi. Il “timido” Rajoy, come lo ha definito Abc, rivendica il pedigree di politico “di una volta”. Uno degli ultimi al potere in Europa. Preferisce il lavoro in ufficio e gli spazi in famiglia ai divani della tv dove imperversano i suoi giovani avversari. Per salvare partito e governo, Rajoy ha accettato di aprirsi in alcune popolari trasmissioni tv: ha giocato a calcetto e cucinato, dialogato con i bambini, sfidato nella corsa un più giovane presentatore. Che come i suoi rivali politici non ce l’ha fatta e ha perso.