L’Italia non è un Paese per donne: «Per la parità ci vorranno 170 anni»
Peggiora la situazione sociale delle donne in Italia. A dirlo è il World economic forum, che nel suo report annuale fa scivolare il nostro Paese dalla 41esima posizione del 2015 alla 50esima attuale. Una classifica che accende i riflettori, in particolare, sul cosiddetto “gender gap”, ovvero il divario di opportunità, status e attitudini tra uomini e donne, che «sta diventando sempre più grande».
La piaga del divario salariale
Le donne italiane restano al palo soprattutto per quanto riguarda «le opportunità economiche e la partecipazione», con un calo dei ruoli manageriali e tecnici che le vedono impegnate. In questo ambito l’Italia perde in un anno due posizioni, passando dall’85esima alla 87esima. E va molto peggio se si guarda ai compensi: il divario tra uomini e donne ci fa sprofondare al 127esimo posto dal 109esimo dello scorso anno, su un totale di 144 Paesi presi in considerazione. Migliora, invece, secondo il Wef il posizionamento delle donne in ambito come «l’educazione, la salute e la rappresentanza politica».
Per la parità delle donne ci vorranno 170 anni
Un bilancio negativo che allontana anche l’orizzonte temporale entro il quale il gender gap economico potrebbe essere sanato: lo scorso anno il Wef lo stimava in 118 anni, ora dice che ce ne vorranno almeno 170. Ed è di poco conforto anche il fatto che rispetto a dieci anni fa la situazione sia migliorata, con un recupero di 27 posizioni dalla 77esima del 2006. I nuovi dati del World economic forum, infatti, sembrano confermare ciò che periodicamente emerge dalle analisi sugli effetti della crisi, ovvero che le donne ne fanno le spese in modo particolare.
I Paesi scandinavi sono i più virtuosi
Restano invariate, invece, le quattro nazioni più virtuose, quelle in cui il “gender gap” è minore: continuano a essere, in ordine, l’Islanda, la Finlandia, la Norvegia e La Svezia. Al quinto posto arriva il Ruanda, seguito poi a sua volta dall’Irlanda, dalle Filippine, dalla Slovenia e dalla Nuova Zelanda. Il Nicaragua chiude la top ten, scalzando la Svizzera che quest’anno arriva undicesima.