Italicum, Renzi: cambiamolo insieme. Cuperlo: o fai sul serio o mi dimetto
È stato fatto un passo avanti per ritrovare l’unità, ma non un passo sufficiente. Così Gianni Cuperlo, a nome della minoranza dem, ha replicato a Matteo Renzi nel corso della riunione della direzione del Pd da tutti gli osservatori considerata come un passaggio cruciale per i futuri assetti del centrosinistra. Renzi ha proposto alla minoranza del partito la creazione di una delegazione “formata dal vicesegretario del Pd come coordinatore, i capigruppo, il presidente, più un esponente della minoranza: siamo totalmente disponibili a lavorare, chiedo solo che la delegazione senta tutti gli altri partiti, anche i 5 stelle: siamo per utilizzare queste settimane e mesi per togliere tutti gli alibi”. Un “segnale”, l’ha definito Cuperlo, ma nulla di più, perché la proposta sull’Italicum da parte del premier dev’essere fatta prima e non dopo il referendum. Se questo non avverrà, Cuperlo voterà No al referendum e poi si dimetterà da deputato.
“La legge elettorale – ha detto Renzi – è considerata da alcuni un punto dirimente: non condivido questo giudizio ma essendo così importante la riforma costituzionale mio compito è cercare ulteriormente le ragioni di un punto di accordo. Lo faccio non pensando che la legge elettorale sia stato un errore: è stato detto aprite la legge elettorale e l’ho fatto ma se poi mi dicono di chiedere scusa della fiducia sull’Italicum rispondo che siamo alle allucinazioni“. Inoltre, il segretario Pd ha accusato i dissidenti del suo partito di avere animato una fronda interna fin dal primo giorno in cui ha assunto la guida del Pd: “Penso sia giusto e doveroso parlarsi con chiarezza. Dal primo momento in cui sono diventato segretario non c’è stato un solo giorno in cui non ci sia stata polemica interna. Fuori da qui lo scontro è ancora più forte e trova lo spazio nella cultura dell’odio. Ma anche al nostro interno le ragioni della divisione sono spesso amplificate, come hanno dimostrato alcune interviste rilasciate nei giorni scorsi”. Infine, su quelli che hanno dichiarato di votare No al referendum, Bersani in testa, ha detto: “Se ci sono persone che hanno votato questa riforma dalle tre alle sei volte in Aula e poi votano contro nelle urne, noi li rispettiamo. Ognuno fa i conti con la propria coerenza”.
A proposito di coerenza Cuperlo ha annunciato: “Se un accordo vero sulla legge elettorale non ci dovesse essere, il 4 dicembre non posso votare la riforma che ho votato 3 volte in Parlamento ma Matteo ti dico ‘stai sereno’ perché se sarà così, un minuto dopo, comunicherò le dimissioni alla presidente della Camera“. A Renzi che ha asserito che il suo compito è rimettere in moto il Paese, Cuperlo ha obiettato: “L’idea di bloccare per 2 mesi il Paese su un referendum che non avrà impatto diretto su alcuno dei problemi che ci aggrediscono, resta una scelta incomprensibile”.
Sempre a nome della minoranza Roberto Speranza ha ribadito che legge elettorale e riforma costituzionale camminano insieme, perché se si decide con la riforma che una sola Camera fa le leggi, il modo in cui quella Camera viene eletta è fondamentale. Quindi la questione dell’Italicum non è un “alibi” ma una questione di merito. Speranza ha anche negato che nel Pd vi sia stato solo un dibattito mirato a pugnalare il segretario e ha ricordato che sull’Italicum Renzi è andato avanti per la sua strada senza cercare di ricomporre la spaccatura più forte che il Pd aveva mai vissuto fino ad allora. La richiesta a Renzi è la stessa fatta da Cuperlo: Renzi ha combinato il pasticcio dell’Italicum e Renzi deve risolverlo. “Si faccia un comitato per la modifica ma se l’Italicum vogliamo cambiarlo davvero ci dev’essere una spinta del governo per cambiarlo”.