Filippine, Duterte “the punisher” ne fa un’altra: «Obama vada all’inferno»
Rodrigo Duterte, l’energico presidente filippino noto per le sue esternazioni estreme, ne fa un’altra delle sue: «Barack Obama vada all’inferno» mentre «l’Unione europea sarebbe meglio scegliesse il purgatorio perché l’inferno è al completo»: il presidente filippino lancia nuovi strali contro chi lo ha criticato per la feroce politica anti-droga, che ha lasciato sul campo da luglio 3.600 morti, tra i quali diversi civili innocenti. Proprio oggi sono iniziate manovre militari congiunte tra Filippine e Usa: Duterte ha promesso che saranno le ultime e annunciato di voler ridurre la presenza di truppe statunitensi nel Paese. Duterte lo ha comunicato alla comunità filippina di Hanoi, capitale del Vietnam, dove era in visita, spiegando che manterrà l’alleanza militare con gli Usa in virtù del trattato di difesa tra i due Paesi del 1951, ma che le le esercitazioni della prossima settimana di terranno solo perché non vuole mettere in imbarazzo il suo segretario alla Difesa. Duterte spiega di voler stabilire nuove alleanze economiche e commerciali con la Cina e la Russia, e Pechino non gradisce le esercitazioni militari con gli Usa.
Duterte ha iniziato una seria lotta alla droga
Duterte, eletto con larghissima maggioranza, e soprannominato in patria The punisher, non è nuovo a queste sortite: pochi giorni fa, criticato dall’Unione europea per la scia di sangue lasciata dalla sua guerra alla droga, il presidente filippino ha risposto a Bruxelles mostrando il dito medio e con un sonoro «andate a farvi fottere». È successo in un discorso tenuto di fronte a funzionari governativi a Davao, la città del sud di cui Duterte è stato sindaco per oltre vent’anni prima di essere eletto presidente lo scorso maggio. Il leader di Manila, che è il primo capo di Stato che viene dall’isola di Mindanao, ha definito gli europei ipocriti, menzionando le atrocità commesse in passato contro molti popoli colonizzati. In precedenza, il Parlamento europeo aveva condannato «l’ondata di esecuzioni extragiudiziali nelle Filippine», che in neanche tre mesi con Duterte al potere ha causato circa 3.500 morti. Gli epiteti contro l’Unione europea sono solo gli ultimi di una serie di uscite fuori dalle righe di Duterte contro altri leader mondiali. Poche settimane fa, aveva chiamato Obama «figlio di puttana», fatto che ha portato gli Usa ad annullare un incontro tra i due presidenti al margine di un vertice regionale in Laos. Salito al potere con la promessa di uccidere 100mila criminali, Duterte mantiene ancora un consenso record in patria. Proprio pochi giorni fa, noncurante delle critiche internazionali, ha annunciato di voler continuare con il giro di vite contro il narcotraffico per almeno altri sei mesi, data la gravità dell’emergenza.