Ferrara, vincono i cittadini. E Alfano ne dice un’altra: «Quella non è Italia»

25 Ott 2016 14:08 - di Guglielmo Federici

Hanno avuto la meglio i gorinesi, dopo la protesta durata tutta la notte. Di fatto il prefetto non ha potuto non considerare la rivolta popolare che si era diffusa nel centro del Ferrarese, dove i cittadini  – nell’idea del prefetto e dei buonisti in servizio permanente effettivo –  avrebbero come sempre  dovuto subire una politica di accoglienza raffazzonata, frettolosa e incurante delle esigenze di convivenza che devono essere rispettate. Requisire – come voleva fare il prefetto- un ostello per fare posto ai profughi non è un metodo che possa portare a soluzioni condivise, come si è visto. E alla fine i migranti non arriveranno a Gorino Ferrarese, dove erano state erette diverse barricate per impedire l’arrivo di alcuni richiedenti asilo.

I buonisti demonizzano gli italiani

Adesso è una gara a chi demonizza di più i cittadini italiani, “colpevoli” di essersi ribellati a una catena di irresponsabilità da parte di chi fa fronte all’emergenza immigrazione con approssimazione, portando all’esasperazione gente che intollerante non è. «Non è una vittoria», sostiene Michele Tortora, prefetto di Ferrara, che ha dovuto fare marcia indietro dopo le barricate antiprofughi. «La gestione di questi problemi – ha detto il prefetto – va affrontata con buon senso e spirito di collaborazione da parte di tutti». Di fronte a chi gli chiedeva se la decisione di cedere alla protesta sia stata condivisa con il Viminale il prefetto ha risposto: «Chiedetelo al Viminale». E il Viminale ha risposto come peggio non avrebbe potuto: «Quella non è Italia», sostiene il ministro dell’Interno Alfano. «Di fronte a 12 donne, delle quali una incinta, organizzare blocchi stradali non fa onore al nostro paese.  Quel che è accaduto non è lo specchio dell’Italia”, ha ribadito il ministro dell’Interno Alfano a L’aria che tira, su La7.

Ferrara era un modello, ma ora non ne può più

Far credere che il problema fosse circoscritto a 12 donne è come raccontare una favola. Fino a un paio di mesi fa – lo ha detto anche il prefetto Tortora – Ferrara era una sorta di piccolo modello di accoglienza diffusa, non c’erano state manifestazioni di intolleranza. Poi a forza di tirare la corda, il clima è cambiato. «Sabato dall’hub di Bologna ci è arrivata una richiesta per accogliere un nuovo contingente e che non era possibile un differimento, perché in queste ore sono in arrivo altri 450 profughi e gli sbarchi stanno continuando. Visto che le strutture attuali non potevano ospitare nuovi profughi ho adottato il provvedimento di requisizione dell’ostello di Gorino». Quindi il problema non era quello di accogliere le sole 12 donne, come si vuol far credere, perché i numeri di profugli attesi erano ben altri, sarebbero lievitati nei giorni prossimi. A Gorino lo hanno capit: avrebbero dovuto assietere immobili all’ennesima decisione presa per tamponare un’invazione ch enon si sa più come gestire? In strada c’era mezzo paese e affermare che quella non è Italia è affermazione irresponsabile. Sicuramente non ha vinto nessuno in questa vicenda, ma sicuramente ha perso ancora uan volta Alfano. I cittadini hanno pensato di far prevalere il buon senso contro la “dittatura” dell’accoglienza senza se e senza ma. Hanno cercato di difendere le loro abitudini. Nel bar di quell’ostello si incontrano ogni giorno molte donne per fare colazione, per incontrarsi. Avrebero dovuto privarsi di luoghi familiari e abituali nel loro quotidiano senza neanche farsi swntire? La vicenda insegna che quando Prefettura e Provincia prendono delle decisioni che coinvolgono la cittadinanza, senza sentire cosa ne pensa la cittadinanza stessa, rischiano l’esplosione sociale. Questa è la vera responsabilità che le istituzioni incapaci si dovranno accollare prima o poi. Troppo facile dire che quella non è Italia. Basta alibi.

 

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