Centri sociali, sigilli al Corto circuito: i cittadini non ne potevano più
Sigilli al centro sociale romano “Corto circuito”, nella zona di Cinecittà. Ad apporli è stata la polizia giudiziaria, «in attuazione di 3 distinti decreti di sequestro preventivo emanati dalla magistratura romana a fronte di gravi abusi compiuti all’interno dell’area del centro sociale». Il provvedimento è stato emesso anche sulla base di numerosi esposti dei cittadini contro ciò che avveniva nell’area occupata da quasi un trentennio.
Al Corto circuito un ristorante e strutture abusive
Il sequestro preventivo – è trapelato – riguarda il ristorante, aperto in violazione di diverse norme amministrative, varie strutture, fra le quali un fabbricato di circa 300 metri quadri quasi ultimato, e alcuni materiali. Le operazioni sono state condotte da una task force composta dai carabinieri del nucleo informativo di Roma, dalla polizia e dalla polizia municipale. Sul posto anche numerosi antagonisti, che hanno annunciato la volontà di piantare una tenda «per difendere l’unico presidio sociale rimasto in questo quartiere». Fra i manifestanti anche Nunzio D’Erme, secondo il quale «questa sarà la piazza della resistenza».
Fassina annuncia una interrogazione parlamentare
«Si continuano a colpire i pochi spazi e le esperienze di controcultura e solidarietà, di costruzione di comunità, mentre dovremmo sostenere le iniziative di valore sociale e culturale come il Corto Circuito», ha commentato il deputato e consigliere comunale Stefano Fassina, chiedendo «alla Sindaca di unirsi alla nostra richiesta per ridare al più presto agibilità agli spazi sgomberati, da quasi tre decenni prezioso riferimento per il territorio». «Oggi un’altra brutta giornata per la città. Sinistra Italiana presenta subito in Parlamento un’interrogazione al Ministro Alfano», ha aggiunto Fassina, che nelle scorse settimane si spese molto anche contro lo sgombero del Baobab, un altro centro sociale convertito dagli occupanti in una tendopoli abusiva per gli immigrati. Non risultano, invece, simili prese di posizione o appelli al sindaco a difesa, per esempio, delle due famiglie italiane con disabili di recente cacciate dalle case popolari in cui vivevano da una trentina d’anni. Né condanne nei confronti della dimostrazione muscolare della polizia locale di Roma Capitale, che in quella occasione arrestò 16 persone, fra le quali il padre di una delle due famiglie, genitore di un ragazzino con disabilità mentale.