Campionessa degli scacchi rinuncia al mondiale in Iran: “Il velo non lo metto”

6 Ott 2016 18:33 - di Laura Ferrari

Fa discutere la mossa della campionessa americana di scacchi, la ventitreenne Nazí Paikidze, di non partecipare ai campionati mondiali di questo gioco previsti in febbraio in Iran per protestare contro l’obbligo per le donne di indossare lo hijab. Paikidize, nata in Russia e cresciuta in Georgia, ha spiegato in un post la sua scelta di boicottare la decisione della Federazione Mondiale di scacchi (Fide) ma non tutti la condividono. «Penso sia inaccettabile ospitare il campionato mondiale femminile in un posto dove le donne non hanno i diritti fondamentali di base e sono trattate come cittadini di seconda classe» scrive su Instagram. «Alcuni considerano lo hijab parte della cultura ma io so che molte donne iraniane stanno coraggiosamente protestando contro questa legge quotidianamente e rischiano un sacco facendolo».

Avviata una petizione alla Federazione scacchi

Paikidze, due volte campionessa del mondo e tre volte in Europa nei campionati giovanili, ha lanciato anche una campagna su Change.org chiedendo alla Fide di rivedere la scelta in nome di una questione «che va oltre il mondo degli scacchi» perché è «una battaglia per i diritti delle donne». La petizione ha raccolto finora oltre 3000 firme, ma non mancano le critiche. Come quella (dettata dal governo di Teheran) della ventitrenne iraniana Mitra Hejazipour, campionessa di scacchi 2015 nell’Asia continentale, che ritiene il boicottaggio una battuta d’arresto per lo sport femminile nel suo Paese. «Sarà il più grande evento sportivo femminile mai visto in Iran, in passato non siamo stati in grado di ospitare alcun campionato mondiale femminile», sottolinea. «Non è giusto boicottarlo, è una opportunità per mostrare la nostra forza», ha aggiunto. La Fide dal canto suo ha precisato che «non è una regola o una richiesta della federazione indossare lo hijab durante il campionato» ma invita a «rispettare sempre le tradizioni, i costumi, le leggi e le religioni locali».

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