“Abbaglio Capitale”, la procura chiede l’archiviazione per 116 indagati
C’era anche Nicola Zingaretti, attuale presidente della giunta regionale del Lazio in quota Pd, tra gli indagati (corruzione e turbativa d’asta) dell’inchiesta cosiddetta “Mafia Capitale“. Un indagato veramente speciale, dal momento che fino a ieri nessuno era a conoscenza di tale circostanza. Se la stampa ne è venuta a conoscenza è solo perché i pm ne hanno chiesto l’archiviazione. Intendiamoci: dovrebbe essere così per tutti, sempre. Ma evidentemente il (corto)circuito mediatico giudiziario funziona a intermittenza e sulla base del colore politico dell’indagato. Ma torniamo all’inchiesta, che ha davvero del clamoroso.
Tra i politici indagati anche il pd Zingaretti. Ma nessuno lo sapeva
Già, perchè i pm di Piazzale Clodio l’archiviazione non l’hanno chiesta solo per Zingaretti ma a per ben altri 115 indagati azzoppati dalla maxinchiesta “Mafia Capitale”. La parola ora passa al gip. Un paio di settimane fa analoga richiesta era stata avanzata per Gianni Alemanno, indagato addirittura per 416 bis, cioè associazione a delinquere di stampo mafioso. Tra le persone su cui i pm capitolini non hanno trovato elementi per proseguire le indagini figurano imprenditori, professionisti e personaggi già al centro di altre inchieste giudiziarie.
Archiviazione anche per i collaboratori di Alemanno
Ad uscire fuori dall’inchiesta anche molti politici: tra loro, oltre a Zingaretti, la procura ha chiesto di archiviare la posizione di Vincenzo Piso, parlamentare, ex-PdL ora gruppo Misto a cui era contestato il finanziamento illecito, quella del presidente del Consiglio regionale, Daniele Leodori (turbativa d’asta), l’ex consigliere comunale con delega per lo Sport nella giunta Alemanno, Alessandro Cochi (turbativa d’asta), l’ex-braccio destro di Alemanno, Riccardo Mancini (associazione mafiosa) e il capo della segreteria di Alemanno, Antonio Lucarelli (associazione mafiosa). Tra gli imprenditori il costruttore Luca Parnasi (corruzione), Presente anche Gennaro Mokbel (riciclaggio), già condannato in primo grado per il caso Tis-Fastweb. Chiesta l’archiviazione anche per Ernesto Diotallevi (associazione mafiosa) e per i penalisti Paolo Dell’Anno, Domenico Leto e Michelangelo Curti, finiti nel registro degli indagati per associazione mafiosa. Insomma, ora anche ai pm appare chiaro che a Roma la mafia non è proprio di casa.