Toglieteci una curiosità: anche Di Maio urlava «psiconano, vai in galera»?

8 Set 2016 15:08 - di Giacomo Fabi

Chissà se in queste ore di duro travaglio interiore, abbia mai ronzato nelle zucche dei grillini il monito che il vecchio Nenni era solito lanciare all’indirizzo di chi aggrediva la scena politica con il piglio del puro di professione: «Attento, perché prima o poi arriva un altro più puro che ti epura». Sante parole. Probabilmente i vari Di Battista, Di Maio e compagnia cantante sono ancora lontani dall’essere disarcionati dall’arrivo di nuovi cavalieri senza macchia e senza paura, ma di certo i gargarismi giudiziari cui sono sottoposti in queste ore dovrebbero averli convinti che lanciarsi in politica eleggendo a propria colonna sonora la raffica “onestà-tà-tà-tà” ha lo stesso coefficiente di difficoltà di un tuffo a volo d’angelo in una piscina con un metro d’acqua. Il rischio di spaccarti la testa è più alto dell’Everest.

Di Maio ora sembra un sofista di Bisanzio

Di certo dovrebbe convincersene il Beppe Grillo dei tempi d’oro dei Vaffa…day, quello che eccitava le masse gridando «in galera!» contro chiunque fosse incappato in un provvedimento giudiziario, senza star troppo lì a distinguere tra «atti dovuti» e «atti voluti», «avvisi di reato ricevuti» e «iscrizione nel registro degli indagati», «lettura delle carte» e «mail male interpretate». Partiti con l’obiettivo di tagliare le teste come nella Parigi del Terrore sanculotto, i grillini seguaci della Casaleggio & Associati sembrano essersi specializzati nello spaccare il capello in quattro come i sofisti di Bisanzio. Chiedere per conferma a Silvio Berlusconi, cui certamente non facevano difetto i nemici, ma che ricevette dalla marmaglia manettara a Cinquestelle attenzioni addirittura più feroci di quelli che la sinistra sapeva intingere nell’ipocrisia anche quando gli augurava l’ergastolo nei giorni pari e la recidiva del cancro alla prostata in quelli dispari.

Ora gridano al complotto come quello che definivano psiconano

Già, Berlusconi: chissà che soddisfazione per lui – l’imprendiore-politico accusato di aver brevettato l’idea del complotto delle «toghe rosse» – assistere ad un così rigoglioso fiorire di tentativi di imitazione che manco la Settimana enigmistica. Rigoglioso e insospettabile, visto che ora a gridare al complotto sono proprio coloro che gli davano sprezzantemente dello «psiconano». Chissà, forse potrebbero  provare a chiedergli scusa. Ma non accadrà. Meglio dunque seguire il consiglio di Pizzarotti, il decano degli eretici grillini, e sedersi sulla sponda del fiume. Prima o poi i cadaveri epurati dall’arrivo dell’ultimo più puro passeranno.

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