Si sveglia dopo 4 anni di coma profondo e canta le canzoni di Massimo Ranieri

6 Set 2016 12:14 - di Giorgia Castelli

Dopo quasi quattro anni di coma profondo e una diagnosi di stato vegetativo Rosalba Giusti, 68 anni, madre di sei figli, si è risvegliata e ora in corsia intona canzoni di Massimo Ranieri, Claudio Baglioni, Iglesias, Adamo. La donna palermitana, ex parrucchiera era ricoverata nell’ospedale per neurolesi Bonino Pulejo a Messina. I figli hanno raccontato l’intera vicenda nell’edizione locale di Repubblica. Gli infermieri hanno anche girato alcuni video che riprendono la donna mentre canta le canzoni di Massimo Ranieri hanno subito diffuso su WathsApp. Ed è con un video che la primogenita Rita ha saputo di quello che i familiari considerano “un miracolo”: «Era il 5 dicembre scorso, il sabato prima dell’Immacolata, quando ho ricevuto la chiamata dall’ospedale. I medici ci avevano detto che non c’erano speranze e invece…».

Canta le canzoni di Massimo Ranieri dopo il coma: la sorpresa dei medici

Nemmeno loro sanno spiegarselo: «In venticinque anni di carriera – racconta la neurologa Patrizia Pollicino – non mi era mai capitato di vedere una paziente in stato vegetativo riacquistare coscienza. La signora non ha solo riaperto gli occhi, ma dà risposte coerenti e complesse. Certo, ha perso le funzioni motorie ed è paralizzata. Ha avuto un’emorragia che ha compromesso parte del tronco encefalico. Le porzioni corticali superiori, evidentemente, sono rimaste integre e ha riacquistato la memoria e la parola. Se me lo avessero chiesto un anno fa, avrei risposto che non era possibile». Eppure, per una serie di circostanze fortunate, Rosalba è tornata. Ed tornata allegra come lo era prima del coma e lo testimonia il fatto che intona le canzoni  che conosceva come quelle di Massimo Ranieri. E chissà per quanto tempo è rimasta prigioniera del suo corpo: «Si chiama sindrome di Locked In – spiegano i medici – percepisci quello che ti sta intorno ma non dai segni esterni». Mentre sembrava che dormisse, Rosalba memorizzava i nomi di tutti. Per lei adesso inizia una nuova battaglia. «Chiediamo alle istituzioni di trovare una sistemazione più vicino a casa», è l’appello dei figli Rita, Vincenzo, Giusi, Piero, Tony ed Emanuele, che ringraziano il personale dell’istituto. «Riusciamo ad andare a Messina solo una volta a settimana a turno. A Palermo – dicono – non ci sono altri centri in grado di ospitarla: ha infatti bisogno di una riabilitazione specifica e si nutre artificialmente».

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