Sanità, l’allarme di Cantone: troppi intrecci tra politica e criminalità

29 Set 2016 13:36 - di Valerio Falerni

«In molti casi si è verificato un legame fra sanità, politica e criminalità organizzata». A parlare è Raffaele Cantone, oggi presidente dell‘Autorità nazionale anticorruzione (Anac), ma soprattutto ex-magistrato antimafia, che non a caso ha evidenziato gli «scioglimenti delle Aziende ospedaliere e delle Asl». Cantone è uno che certi rapporti incestuosi li ha visti da vicino, indagati e perseguiti. Se ne ha parlato, in occasione al congresso delle Società scientifiche di chirurgia italiane, è perché, evidentemente, il nostro sistema sanitario, anche sotto questo specifico aspetto, presenta profili a dir poco preoccupanti. Ma la causa principale, secondo l’ex-pm della Dda, è «l’ingerenza della politica».

Cantone ha parlato al Congresso dei chirurghi

E la politica, che ha «forte» influenza «su molte questioni che riguardano i vertici delle strutture sanitarie», in alcune zone non si limita alla deprecabile pratica della lottizzazione di asl e aziende ospedaliere ma intreccia rapporti con criminalità organizzata fino a consegnarle parte della propria influenza. «Lo scioglimento di alcune asl – ha avvertito Cantone – ne é la riprova». Anche i più recenti rimedi, come che le centrali uniche di acquisto, non solo non hanno generato i risparmi previsti nè la moralizzazione auspicato, ma rischiano a loro volta di trasformarsi in enormi centri di potere: «Ciò significa – ha spiegato il presidente Anac – che quanto più aumenti il potere, tanto più, ovviamente, devi mettere dei contrappesi. In questo caso, i contrappesi sono dati dalla trasparenza e dalla necessità che ci siano commissioni trasparenti».

«Ridurre le stazioni appaltanti per dare forza ai controlli»

La ricetta proposta da Cantone è semplice: imboccare la strada della semplificazione per snellire le procedure dando forza ai controlli: «In sanità c’é il più alto tasso di proroghe e rinnovi negli appalti, in molti casi illegali», ha ricordato. E ciò, «porta inefficienza, corruzione e mancati servizi». da qui, quindi, l’esigenza – sottolineata da Cantone – di «ridurre il numero delle stazioni appaltanti», semplificando «il numero dei soggetti che acquistano al fine di uniformare i criteri».

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