Rifiutò la chemio, la procura padovana apre un’inchiesta. Il legale: libera scelta
Il procuratore capo della Repubblica di Padova Matteo Stuccilli ha aperto un fascicolo per atti relativi in merito al decesso di Eleonora, la 18enne padovana morta dopo aver rifiutato le cure chemioterapiche. Lo si è appreso da fonti giudiziarie, secondo le quali il fascicolo non avrebbe, al momento, indagati o ipotesi di reato. L’indagine è affidata al procuratore aggiunto Valeria Sanzari. Per Lino Bottaro, padre di Eleonora, la scelta della figlia è stata consapevole e frutto di una sua valutazione personale, influenzata dal caso di una cara amica con la quale condivideva la classe. Il legale della famiglia in qualche modo se lo aspettava, tanto poco prima di apprendere dell’iniziativa della procura aveva detto: «I genitori hanno rispettato in ogni modo e forma la volontà di Eleonora. Volontà espressa ripetutamente davanti a me e al collega Roberto Mastallia, uno dei più grossi esperti di diritti sanitario d’Italia. Se la Procura dovesse decidere di aprire fascicoli sulla vicenda siamo pronti, ma non ne capirei la ragione sinceramente». Così Gian Mario Balduin, legale della famiglia Bottaro, la famiglia di Eleonora.
La ragazza morì dopo aver rifiutato la chemio
«Si è trattata di una scelta libera e determinata – ha continuato – ne abbiamo discusso a lungo con i genitori e con Eleonora, che sempre si è dimostrata matura, molto più della sua età, serena e determinata. Aveva una volontà di vivere incredibile ma era estremamente determinata in questa sua scelta e niente e nessuno avrebbe potuto farle cambiare idea. I genitori, da parte loro, non hanno fatto altro che lottare per rispettare la sua volontà». «La famiglia della ragazza mi ha coinvolto a seguito alla segnalazione fatta al Tribunale dei minori dall’ospedale di Padova. Una segnalazione destituita da ogni fondamento e fatta sulla base di un parere del comitato etico pieno di inesattezze», ha detto ancora l’avvocato Mastalia. Tra quelle che definisce “castronerie”, secondo il legale, «si parlava come se la ragazza fosse una sorta di bambina circuita dei genitori. Poi si è tentato di descrivere la famiglia come borderline al punto da rifiutare la tecnologie e non utilizzare cellulari, tablet o pc, cosa smentita dai fatti visto che il padre ha un’azienda che vende computer. La nostra risposta è stata una raccolta, nel giro di poche ore, di dichiarazioni rilasciate dal sindaco, dal parroco, da commercianti della zona, amici e parenti a testimonianza del fatto che Eleonora e la sua famiglia erano perfettamente normali».