“Renato, sei un fallito”, “E tu fai pena”. Furibonda lite tra Brunetta e Feltri

11 Set 2016 18:37 - di Robert Perdicchi

L’apertura del quotidiano, una grande foto di primo piano di Renato Brunetta e un titolo con occhiello al vetriolo: “Ecco perchè Brunetta è un fallito”, “lo chiamavano spanna montata”. E poi giù diverse cartelle con cui Libero attacca frontalmente il capogruppo di Forza Italia. Un affondo, dovuto alla sua reazione per l’etichettatura di “fallito che gli aveva affibbiato Vittorio Feltri. Scrive Francesco Specchia: “Quel soprannome è stato rievocato ieri, quando il capogruppo forzista della Camera si inalberava contro Vittorio Feltri che su Libero l’aveva imbrancato tra i “falliti” azzurri che vogliono spegnere la rivoluzione di Parisi attizzata da Berlusconi (‘Falliti a chi? Ma come ti permetti Vittorio’, ha gridato, avvolto da un colorito carminio)”. Tutto l’articolo, in effetti, è dedicato ad accusare “l’incasinatore di professione” di svariate colpe, politiche e comportamentali. E come l’autore e lo stesso direttore dovevano aspettarsi, è giunta immediata – con una lettera veicolata esternamente da Dagospia – la reazione di Brunetta. L’inizio è soft, quasi amicale (“Caro Vittorio, e quando dico caro, non fingo”), ma subito getta le premesse per l’apertura del fuoco: “Coglierai in quello che scrivo molto dolore, e temo che persino questo ti provocherà un po’ di soddisfazione, ma non mi importa”. Brunetta se la prende con la “violenta e volgare prima pagina” di Libero dedicatagli – a suo dire – per aver definito “editorialazzo” quello di Feltri “che ci dava dei falliti. Falliti a chi? Ma come ti permetti? Vittorio, come ti permetti?”. Uno “sfregio”, sottolinea il capogruppo azzurro per un suo “accenno di reazione quanto meno comprensibile, oltre che legittimo. E, in fondo, assai moderato”. “Ora – aggiunge – potrei mandarti affanculo, usando il tuo stile, e finita lì, ma non lo faccio perché in fondo ti stimo. Proprio per questo mi impegnerò in un tentativo di riflessione etico politica nei tuoi confronti, in piena sincerità”. E una dose massiccia di invettive. Per Brunetta, Feltri, ha continuato “a disfare una vita fatta di relazioni, amicizie, battaglie e ideali…” e lo fa per sentirsi “vivo un’ultima volta, rispetto alla mediocrità dei tempi, soprattutto dei tuoi tempi” mentre sta “cercando la bella morte”. “Disprezzi tutti perché, è fin troppo facile capirlo, disprezzi, nel profondo, te stesso. Dici tutto e il suo contrario, vuoi stupire, ti schieri per il Sì al referendum, ma sei per l’uscita dall’euro; fai finta di attaccare Renzi” e “sei spudoratamente per Parisi, riservandogli un abbraccio mortale”. E se il messaggio non fosse giunto a destinazione, Brunetta affonda di più: sei “un cannibale del nulla”, “ma non riesco a non dispiacermene. Mettendo il tuo talento al servizio di questo disprezzo per gli altri e per te stesso finisci per buttarti malamente via, trasformandoti in una grottesca e tragica macchietta. Provo sincera pena per te, Vittorio”, conclude.

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