Rampelli: «Ha ragione Parisi, un leader non si può autoproclamare»
«Ha ragione Parisi, il leader non si autoproclama, né aggiungo, può proclamarsi con regio decreto. Le elezioni primarie sono uno strumento di legittimazione popolare che coinvolge i cittadini nel confronto tra più candidati e più proposte programmatiche. Se il partito di Parisi avesse voluto avrebbe potuto metterle come condizione del naufragato “patto del Nazareno”, sottoponendole al controllo delle istituzioni invece che dei partiti». È quanto dichiara il co-fondatore e capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale alla Camera dei deputati Fabio Rampelli. «Ma il punto è questo – aggiunge Rampelli – si è d’accordo o no a sottoporsi a procedure democratiche? Perché se si smantellano i partiti ritenendoli farraginosi, fino a trasformare i congressi in rare vetrine mediatiche e contestualmente si ostacola la democrazia diretta, significa che si vuole consegnare il potere decisionale a un uomo solo oppure a cordate di potere oppure a tecnocrazie “illuminate” troppi simili a derive totalitarie. È ora che i club esclusivi gettino la maschera. O le scelte vengono ricollocate nei partiti e nei corpi intermedi come strumenti di partecipazione consapevole oppure – osserva – si devono organizzare tutte le istituzioni intorno al principio di democrazia diretta».
Rampelli: «Altre soluzioni sono antidemocratiche»
«Altre soluzioni sono semplicemente antidemocratiche e configgono con la nostra costituzione repubblicana. FdI la sua scelta l’ha fatta da tempo e l’ha rinverdita sabato scorso con il primo referendum propositivo realizzato in oltre cento città italiane». «I risultati – precisa Rampelli – non sono scientifici, certo, ma indicano un umore diffuso tra gli italiani di cui la politica deve farsi carico. Gli italiani vogliono votare direttamente il presidente della Repubblica, esigono un tetto massimo alle tasse, bocciano la riforma Renzi, sono seccati dai diktat di Bruxelles e disponibili ad abbandonare l’euro, esigono un’inversione di rotta radicale su immigrazione e integralismo islamico. Il governo conosce bene queste tendenze, ma le ignora perché l’intellighenzia rossa da anni ormai è infastidita dal sentimento popolare. La piattaforma da cui ripartire per aggredire il declino – ha concluso Rampelli – è il ritorno alla sovranità popolare, a partiti espressione della gente e non delle lobby». Parlando dell’Italicum, Rampelli ha commentato: «Ma guarda un po’… la Corte Costituzionale ha deciso di non decidere per ora. Sembra davvero curioso doversi rammaricare del suo disimpegno sull’Italicum, neppure ci sfiora l’idea che sia un assist a Renzi. Eravamo abituati a giudici costituzionali iper-interventisti che smontano pezzo per pezzo le leggi di un altro governo…».