“Mi manda zio Romano”: Silvia Prodi nei guai con le comunità marocchine

12 Set 2016 15:08 - di Redazione

Ha sfruttato il nome dello zio Romano e ora la visita di Silvia Prodi, consigliera regionale del Pd dell’Emilia-Romagna nei territori del Popolo Saharawi in Africa è finita con l’espulsione: il rischio è che si apra un caso diplomatico con il Marocco. La consigliera regionale Pd e nipote di Romano Prodi in viaggio con una delegazione dell’associazione umanitaria Jaima Sahrawi, anche se non in veste ufficiale, è stata bloccata all’aeroporto di Laayoun e costretta dalla polizia locale a tornare in Italia. Il motivo si è scoperto subito dopo -apprendiamo dalle colonne del Corriere della Sera – con «una nota durissima della rete delle associazioni della Comunità marocchina in Italia: «Abbiamo appreso con grande preoccupazione l’antipatia di alcune persone dell’Emilia-Romagna bloccate all’aeroporto di Layoune e espulse verso l’Italia che si pretendono paladini dei diritti umani ma in realtà sono arruolate in un’agenda ben precisa di propaganda sterile e in una campagna di zizzania e provocazione». L’accusa che muove la rete delle associazioni è l’ingerenza e l’istigazione. «Stiamo valutando – scrive il Racmi – manifestazioni di protesta davanti alla Regione Emilia-Romagna dopo che una consigliera ha tentato ingerenza in un Paese straniero abbigliandosi falso titolo di monitoraggio dei diritti umani. Consideriamo che andare in Marocco con intenzione di istigare è inammissibile da tutti quelli che hanno a cuore l’unità, la legalità e la sicurezza».

La comunità marocchina contro Silvia Prodi

Si legge ancora nella nota: «Queste persone devono vergognarsi per il danno che trascinano all’immagine della nostra amata Italia. Tuttavia sfruttare il nome dell’illustrissimo Romano Prodi, tramite la sua nipote, per provare ingannevolmente di dare risalto mediatico alla loro attività di disinformazione teleguidata da fonti tendenziose che conosciamo bene, non giova né a noi né all’ex premier Prodi che era sempre a favore di un dialogo fruttuoso tra Algeria e Marocco per risolvere la questione del Sahara». Inoltre – conclude Racmi – definire “occupata” una zona di un paese sovrano (Marocco) è proprio l’aberrazione e il non rispetto. Quindi ricevere i datteri e latte come tradizione marocchina di accoglienza e amicizia è impossibile. Le autorità marocchine hanno fatto il loro plausibile dovere. Niente accesso alla terra marocchina agli istigatori». Silvia Prodi è imbarazzata e la prima reazione – leggiamo sul Corriere –  è di incredulità. «Mi sembra una provocazione evidente. Io non ero in missione ma ero in viaggio come cittadina. Mi sono stati requisiti i documenti e sono stata espulsa senza ricevere alcuna spiegazione scritta o verbale. Non voglio polemizzare ma mi sembra una nota di propaganda»

 

 

 

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