Milano in mano alla violenza cinese: si costituisce l’uomo con la mannaia
Milano, è un mondo a parte, quello della “Chinatown meneghina”, un mondoo in cui lo sfogo della violenza urbana passa anche per aggressioni a colpi di mannaia. Un mondo in cui il controllo criminale di parte degli immigrati asiatici del quadrante urbano rischia di ampliare il suo raggio d’azione, estendendo il dominio etnico – oltre che commerciale – anche ad altre zone della città. Un mondo a parte, quello della Chinatown meneghina, in cui regolamento di conti e microcriminalità d’importazione la fanno sempre più da padrone, e dove omertà e connivenze troppo spesso complicano il delicato lavoro delle forze dell’ordine. Forze dell’ordine che, proprio in queste ore, hanno registrato la fine della breve latitanza del 44enne cinese, autore dell’accoltellamento a fendenti di mannaia inferti ai danni di due suoi giovani connazionali, avvenuto nel cuore della Chinatown milanese il 6 agosto scorso. Il responsabile di tanta violenza si è consegnato ai carabinieri del Nucleo investigativo della città. E allora, a riferire della svolta sul caso è stato lo stesso Comando provinciale di Milano.
Violenza cinese: si costituisce l’uomo con la mannaia
Era quasi la mezzanotte del 6 agosto quando l’arrestato, percorrendo a piedi via Paolo Sarpi, ha incrociato tre ragazzi e due ragazze cinesi, usciti da un karaoke della zona. L’incontro è degenerato in un acceso diverbio con un 20enne, e i due contendenti sono stati divisi dagli altri ragazzi, che hanno poi proseguito per la propria strada. Ma il 44enne, evidentemente non pago della rapida risoluzione della lite, è entrato in un ristorante e, brandita una mannaia, ha raggiunto il rivale in strada. Il quale, colpito con un fendente al fianco, e trasportato in condizioni critiche al Fatebenefratelli, dopo un intervento chirurgico per la frattura di una costola e dopo una lunga degenza, è stato dimesso recentemente. L’altro giovane, invece, era stato ferito lievemente a un ginocchio. il clamore della vicenda deve aver destato non poche sollevazioni nel quartiere cinese di Milano: e allora, non a caso, in questo caso per l’individuazione dell’aggressore è stata proficua anche la collaborazione della comunità cinese.
Gli investigatori erano sulle sue tracce
E allora, dopo un complesso lavoro di ricerca e di confronto incrociato, si è arrivati a Z.J., caratterizzato anche dall’altezza notevole per essere un cinese, ovvero 1.80 centimetri. L’uomo ha figli, regolare permesso di soggiorno ed è un fotografo. Una delle vittime ha raccontato agli investigatori di ricordarlo durante un matrimonio a cui aveva partecipato, ma non ha fornito dettagli sull’evento che potessero aiutare i carabinieri. Non solo: il sospetto – sulle cui tracce gli investigatori erano già da un po’ – ha tentato una fuga rifugiandosi da alcuni parenti a Roma ma, quando ha capito che gli inquirenti erano vicini a prenderlo, ha preferito costituirsi alla caserma milanese di via della Moscova. L’uomo non è riuscito a dare una spiegazione razionale per la sua aggressione, tantomeno per il raptus che lo ha portato a entrare in un ristorante, afferrare una mannaia da usare contro i rivali di quel momento, e poi dileguarsi.