Italia prima per ultraottantenni. È ufficiale: siamo un Paese per vecchi

29 Set 2016 19:35 - di Redazione

Almeno il primato degli ultraottantenni lo abbiamo. Cioè, siamo un Paese per vecchi, ma siamo primi. Se in Italia le nascite segnano il passo, in compenso si vive più a lungo. E proprio mentre si parla di ulteriori interventi sul fronte delle pensioni gli italiani conquistano un primato europeo: quello della popolazione con la maggior quota di persone – il 6,5 del totale, pari a quasi quattro milioni tra uomini e donne – con 80 e più anni. Siamo i primi in Europa. E certo non grazie a Renzi. I primi per popolazione di ultraottantenni. E’ questa la principale indicazione fornita da Eurostat nella fotografia del vecchio continente scattata attraverso la lente dell’invecchiamento in occasione della giornata internazionale degli anziani. I dati elaborati dall’Istituto di statistica europeo mostrano comunque che il fenomeno non è solo italiano, ma interessa tutto il continente e in particolare chi si affaccia sul Mediterraneo. Al 1 gennaio 2015, nei Paesi dell’Unione gli ultraottantenni sono arrivati ad essere quasi 27 milioni, sette in più rispetto a dieci anni prima, facendo salire dal 4 al 5,3 per cento quello che potrebbe essere definito come il ‘tasso di vecchiaia’. Parallelamente, per gli ultraottantenni si sono allungate le aspettative di vita che sono passate mediamente dagli 8,4 anni del 2004 ai 9,5 anni del 2014. Le donne, tradizionalmente più longeve (per loro l’aspettativa di vita è passata da nove a 10,2 anni contro una crescita da 7,4 a 8,5 per gli uomini), rappresentano ancora la maggior parte degli anziani europei sebbene la quota sia scesa dal 67,9 al 64,6 per cento. Ma tornando a focalizzare l’attenzione sulla situazione in Italia, si osserva che il nostro Paese è salito sul gradino più alto del podio nel 2015 per gli ultraottantenni scavalcando, rispetto alla fotografia scattata nel 2005, la Svezia, unico Paese nel quale – rileva Eurostat – la quota di anziani non è aumentata, ma è anzi diminuita passando dal 5,4 al 5,1 per cento. Alle spalle dell’Italia si sono piazzate Grecia (6,3), Spagna (5,9), Francia (5,8) e Portogallo (5,7).

 

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