I capelli grigi sono glamour. Daria Bignardi fa più tendenza della Boldrini

13 Set 2016 17:55 - di Adele Sirocchi

La notizia del nuovo look di Daria Bignardi, direttore di Raitre, è arrivata a luglio: Donna moderna ha sentenziato che tutte dovremmo andare a lezione da Daria, e imparare qualcosa del suo stile sobrio che fa rima con eleganza e naturalezza. Un look in linea con il decalogo sull’abbigliamento decoroso da rispettare per andare in onda: via tacchi alti e colori sgargianti. E adesso arrivano i capelli corti e grigi. Vietato dire che non sono poi così belli. Del resto anche Christine Lagarde, direttrice del Fondo monetario, non si tinge i capelli. E allora, tanto vale fare due più due. I capelli corti e grigi fanno tendenza. A rilanciare il dibattito è stato il blog al femminile del Corriere della sera, la 27esima ora: “Se lasciarsi i capelli bianchi fa bene alla carriera delle donne”. Un pezzo in cui si ricorda anche che nel Pci cominciarono a prendere in considerazione Rossana Rossanda solo dal momento in cui gli vennero i capelli bianchi. magari, il discorso può essere invertito: quando sei arrivata in cima, ti puoi permettere di pettinarti come meglio credi. Ma è giusto pensare che debba essere così sempre. A tutte le età e in ogni condizione sociale.

Ora, al di là di ogni considerazione estetica, non si capisce per quale motivo Beatrice Lorenzin debba essere messa sotto accusa per la sua pedagogia sulla fertilità mentre si dovrebbe accettare passivamente il “modello Bignardi” che somiglia tanto ai maglioncini di cachemire (ma col buco) della sinistra salottiera. Un prolungamento del progressismo triste che ha sempre individuato nella bellezza femminile un fattore di minaccia. Un finto pauperismo che sa tanto di ipocrisia. Libertà di scelta anche dal parrucchiere, allora. Ripartiamo da qui, anche perché non tantissimi anni fa Franca Sozzani, direttrice di Vogue, intervistata da Lilli Gruber, raccontava di come per una donna in carriera fosse importante essere sempre curate e con i capelli a posto, giungendo ad invocare un “bonus parrucchiere” nello stipendio delle manager.

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