Gli 80 anni di Berlusconi. Sull’Espresso gli “auguri” dei nemici irriducibili
Il settimanale L’Espresso ha dedicato la copertina a Silvio Berlusconi, che compie 80 anni il prossimo 29 settembre, con il titolo “carissimo nemico”. In fondo ne hanno nostalgia, e non lo nascondono. Berlusconi è il nemico cui porre l’undicesima domanda – oltre alle dieci che costituirono il tormentone di Repubblica in occasione dell’inchiesta su Ruby – che è “ne valeva la pena” di scendere in campo, di mettersi in gioco politicamente, di riunire il centrodestra, di inaugurare una stagione di riforme? Ovviamente oggi a rispondere è Il Giornale, con un editoriale di Alessandro Sallusti: “Sì, ne valeva la pena. E il vostro rimpianto di oggi per il carissimo nemico alla vostra altezza lo conferma”. L’Espresso raccoglie anche pareri di personaggi che hanno costituito l’ossatura ideologica dell’antiberlusconismo chiedendo loro di inviare un messaggio al “carissimo nemico” in occasione dello speciale compleanno. Ecco cosa suggeriscono a Berlusconi:
Michele Serra: “Il solo augurio che si può fare a Berlusconi è riuscire – finalmente – a invecchiare. Abbandonare la recita politica e rimanersene finalmente struccato…”.
Carlo Freccero: “E’ diventato una Madeleine, poverino. Questo perciò gli posso augurare: che non abbia mai la certezza che ormai è vecchio, ma si creda eternamente seducente e vitale”.
Giulia Bongiorno: “Visto che l’unico ostacolo sono stati i suoi guai giudiziari, gli auguro a Strasburgo di risolverli, in modo da essere, col suo prossimo partito, finalmente promotore della riforma della giustizia”.
Rosy Bindi: “I suoi ottanta anni coronano un intenso percorso di vita e di attività pubbliche. Accetti gli auguri sinceri di una donna che non è mai stata a sua disposizione”.
Antonio Di Pietro: “Gli auguro di riuscire, come me, a farsi da parte con umiltà e lasciare spazio ai giovani, per vivere in pace gli anni, spero tanti, che gli rimangono”.
Ma Silvio Berlusconi è davvero pronto a uscire dalla scena politica? C’è chi sostiene il contrario, dipingendolo più che mai attento alle mosse di Stefano Parisi, di cui il Cavaliere è regista e tutor, e sottolineando il suo interesse a cambiare l’Italicum, magari anche facendo tornare il proporzionale, pur di scongiurare la marginalità, che in politica è l’anticamera della fine.