Eccidio di Schio: il partigiano Teppa resta senza medaglia. Il caso alla Camera
È stata confermata in aula dal sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi, in risposta a un’interpellanza, la revoca dell’onorificenza attribuita al partigiano Valentino Bortoloso detto “Teppa”, uno degli autori del massacro di Schio, avvenuto nel luglio del 1945 e che portò alla morte di 54 persone, tra cui molte donne. Lo ha detto Carlo Giovanardi, sostenendo che risulta offensiva “la segnalazione fatta a suo tempo dall’Anpi, ma anche l’assurda dichiarazione del Presidente dell’Anpi di Vicenza Danilo Andriollo che contesta tale revoca sulla base di presupposti meriti partigiani del Teppa prima dell’eccidio a freddo di 54 donne e uomini nelle carceri di Schio, tre mesi dopo la fine della guerra”.
Bortoloso, che oggi ha 93 anni, aveva 22 anni quando partecipò all’eccidio di Schio, così ricostruito sul Corriere della Sera nel dare notizia del conferimento della medaglia della Resistenza: in dodici «aprono il fuoco contro tutti e tutte, sangue a rivoli che fluisce dalle scale fin sulla strada e l’orrore dei primi che accorrono e incrociano gli assassini in ritirata, calmi ma non ancora placati. Al punto di minacciare gli infermieri che portano le barelle e di costringerli a ritirarle». Due mesi dopo Bortoloso viene catturato dalla Military Police Usa. Per farlo parlare lo torturano — raccontò lui — ferocemente. Finisce che confessa. Intanto gli organizzatori dell’eccidio su cui gravano ancora tantissime ombre, rivelerà Massimo Caprara, a lungo segretario di Togliatti, espatriarono all’Est dopo un incontro con lo stesso Togliatti, a Roma. Bertoloso viene dapprima condannato a morte per quella strage, poi usufruirà dell’amnistia dopo dieci anni di reclusione. Il suo nome come candidato all’onorificenza era stato selezionato dalle associazioni partigiane che lo avevano inserito in elenco.