Crescono gli sbarchi in Italia: +6%. E adesso Renzi cerca un asse con l’Onu

18 Set 2016 8:12 - di Redazione
Il vertice delle Nazioni unite che si apre domani a New York parlando di rifugiati fornisce a Matteo Renzi il contesto giusto per tentare di lanciare una controffensiva sul delicato tema dell’immigrazione, almeno sul piano dell’immagine (che accanto a lui ci sarà persino il presidente Usa Barak Obama). Nella pratica, però, forzare l’Unione a tenere fede agli impegni presi sarà tutt’altro che semplice. E difficile è anche portare avanti da soli il programma che avrebbe dovuto essere europeo, come il premier ha comunque annunciato di voler fare, si legge su il Messaggero.

Gli sbarchi in Italia sono in crescita

Già oggi, gli arrivati sono cresciuti di ottomila unità rispetto allo scorso anno (siamo a quota 130mila) e i numeri dell’accoglienza sono altrettanto consistenti tanto che a ottobre sarà determinante l’approvazione del piano di distribuzione “diffuso” da parte dell’assemblea dell’Anci. Fino a mercoledì scorso, a Bruxelles, l’Italia ha continuato a trattare per trovare gli otto miliardi in quattro anni che Junker aveva promesso di voler mettere sul Migration compact coi paesi africani. Il meccanismo di finanziamento sulla carta c’è, ma si è bloccato quando Roma ha chiesto garanzie che tutti i paesi europei contribuissero al fondo. Solo così sarebbe possibile procedere con progetti di finanziamento e cooperazione destinati ai paesi africani che sono i principali luoghi di partenza per la cosiddetta rotta del Mediterraneo, in cambio di maggiori controlli alle frontiere.

Unione europea ha abbandonato l’Italia

 I rappresentanti dei Paesi europei hanno lasciato intendere che preferirebbero che fosse l’Italia a trattare da sola per poi essere finanziata di volta involta. Un meccanismo che ci garantirebbe ben poco e rischierebbe di azzoppare il potenziale politico di quegli accordi. Ancora più aggrovigliato il nodo dei rimpatri: l’Italia chiede da tempo che sia l’Europa ad occuparsi stabilmente di rimpatriare chi, dopo aver presentato domanda, non ottiene alcuno status di rifugiato. Al momento i numeri dei rientri sono bassissimi e viaggiano attorno al 15%, sebbene circa il 40% di chi arriva ogni anno non abbia diritto all’asilo. Cifre che pensate in termini di voli aerei diventano da capogiro: ogni giorno, in teoria, dovrebbero partire almeno 130 persone, riconosciute dai paesi che devono accoglierle, ognuna scortata da due poliziotti. Una spesa molto consistente, ma soprattutto un grandissimo problema politico da gestire se fosse davvero messo in atto.

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