Il vescovo cita una frase di don Camillo. Ed è un invito alla speranza
Durante i funerali delle 35 vittime del sisma ad Ascoli Piceno, sono stati scanditi uno per uno i nomi delle persone che hanno perso la vita. Nel corso dell’omelia il vescovo ha ricordato anche Giorgia e Giulia, le due sorelline, una sopravvissuta e l’altra morta che sono diventate tra i simboli del sisma: “La più grande, Giulia, purtroppo morta, ma ritrovata in una posizione protettiva su Giorgia, una bimbetta di scarsi cinque anni – ha detto – che sembrava spaesata con la bocca piena di macerie. Morte e vita erano abbracciate, ma ha vinto la vita: Giorgia. Anzi, dalla morte è rinata la vita perché chi esce dal terremoto è come se nascesse di nuovo”. “Non abbiate paura di gridare la vostra sofferenza – ha detto ancora il vescovo – ma non perdete coraggio. Insieme ricostruiremo le nostre case e chiese; insieme soprattutto ridaremo vita alle nostre comunità, a partire proprio dalle nostre tradizioni e dalle macerie della morte. Insieme!”
Il vescovo D’Ercole ha citato anche Giovanni Guareschi e un episodio in cui don Camillo fa una predica dopo un’alluvione: i cittadini si rivolgevano a Dio e chiedevano il perché di quella tragedia. D’Ercole ha ricordato quindi le parole di don Camillo: “Le acque escono tumultuose dal letto del fiume e tutto travolgono: ma un giorno esse torneranno placate nel loro alveo e ritornerà a splendere il sole. E se, alla fine, voi avrete perso ogni cosa, sarete ancora ricchi se non avrete perso la fede in Dio. Ma chi avrà dubitato della bontà e della giustizia di Dio sarà povero e miserabile anche se avrà salvato ogni sua cosa”.