Rai, via gli ultimi direttori non allineati al Pd. Rampelli: “Giocano sporco”

2 Ago 2016 13:03 - di Carlo Marini

«Spostata a domani sera la Vigilanza Rai, per provare ad approvare nel corso della giornata in cda il piano editoriale. Il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto, pur incamerando 650 mila euro all’anno dalla Rai, stipendio che non vuole adeguare alla normativa nazionale, non sapeva che non si possono cambiare i direttori di tg senza avere un nuovo piano dell’informazione».  È quanto dichiara in una nota il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Fabio Rampelli, componente della commissione di Vigilanza Rai. «E così si naviga a vista – nota Rampelli – con un imbarazzante balletto di riunioni convocate in fretta e furia, modificate nell’ordine del giorno o spostate di mezza giornata. Con riunioni riservate ai soli consiglieri d’amministrazione della maggioranza, alla faccia dell’annunciata liberazione della Rai dai partiti». «Questo spettacolo indecente – continua Rampelli in una nota – serve solo ad alterare gli equilibri politici alla vigilia del referendum costituzionale, ad addomesticare alcune testate e schierarle per il sì. I cittadini, proprietari della Rai, non sentono alcun bisogno di sostituire gli attuali direttori dei tg ad agosto inoltrato e l’unica cosa che capiscono è che si vuole procedere in piena estate per fare qualcosa di sporco».

Nomine Rai, “Stanno rimuovendo tutti i non renziani”

Sulle nuove nomine attacca il governo anche il senatore di Forza Italia, Francesco Aracri. «Continua la lottizzazione Pd in Rai nonostante la richiesta del Parlamento di esaminare il nuovo presunto e sconosciuto piano informazione». «Ora – aggiunge Aracri – la manovra diventa ancora più ampia e coinvolge altri livelli. Si rimuove anche il direttore dei servizi parlamentari, Gianni Scipione Rossi, mentre si conferma il direttore del Tgr, Morgante, che a differenza di Rossi gode della protezione del Quirinale. Almeno così dice qualche portavoce autorizzato o meno del Capo dello Stato. Sarà millantato credito ma anche nomi di supremo livello vengono evocati nei colloqui con viale Mazzini. Quindi la nuova Rai non rispetta i suoi propositi. Calpesta il pluralismo. Offende le professionalità. Si inginocchia al potere del momento. E porta il suo ventaglio al Colle».

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