Vatileaks, assolti i giornalisti. Condannati il monsignore e la Chaouqui

7 Lug 2016 18:57 - di Redazione

E alla fine è arrivata anche la sentenza del processo Vatileaks sulla fuga dei documenti riservati della Santa Sede: sentenza pronunciata dal Tribunale vaticano, che decreta le condanne per Monsignor Lucio Vallejo Balda e per Francesca Immacolata Chaouqui. Assoluzione, invece, per Nicola Maio. Difetto di giurisdizione per i giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi.

La sentenza Vatileaks

Un verdetto arrivato dopo quasi 5 ore e mezza di camera di consiglio quando il Tribunale vaticano ha pronunciato la  sentenza che segna la fine del processo “Vatileaks 2”: e se per i giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi il Tribunale ha riconosciuto la propria non competenza territoriale; monsignor Lucio Vallejo Balda, Francesca Chaouqui e Nicola Maio sono stati assolti dal reato associativo. Maio anche dal reato di divulgazione di documenti. Per quest’ultimo reato Vallejo ha avuto invece 18 mesi di reclusione, Chaouqui 10 mesi, con pena sospesa.

Giornalisti assolti

Ma la soddisfazione più grande è arrivata al termine del processo e in un passaggio chiave del verdetto quando, riconoscendo la propria non competenza territoriale a giudicare sui giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, il Tribunale presieduto da Giuseppe Dalla Torre ha esplicitamente affermato nella sentenza la «sussistenza, radicata e garantita dal diritto divino, della libertà di manifestazione del pensiero e della libertà di stampa nell’ordinamento giuridico vaticano».

Il post di Gianluigi Nuzzi

«Oggi per la prima volta nella Storia della Chiesa – ha scritto sul suo profilo di Facebook Gianluigi Nuzzi, nell’attesa della sentenza – il tribunale del Vaticano pronuncerà ahimè una sentenza su un giornalista, accusato per come ha fatto il proprio lavoro. La pubblica accusa ha chiesto per me un anno di carcere. A loro avviso mi sono macchiato di «concorso morale», avendo dato «impulso psicologico» con la mia «presenza e disponibilità», alla diffusione delle notizie riservate da parte di chi doveva custodire il segreto. È tutta qui l’accusa. Mi auguro dopo la sentenza, qualunque essa sia – continua il post – che giornalisti con la loro «presenza e disponibilità» siano sempre a caccia di informazioni, incontrando le fonti per portare a voi tutti notizie, sale di ogni Paese (o quasi evidentemente). Magari notizie scomode – va avanti Nuzzi nel suo commento sul social –, su malaffare e malagestione dei soldi della comunità, anche le offerte che i cittadini danno alla Chiesa. Essere presenti e disponibili è abilità professionale, non reato. Così la libertà di stampa è rumorosamente al centro di questo assurdo processo. Per questo sono convinto che oggi la corte non farà passare questa idea inaccettabile. Per questo andrò in aula a testa alta con il vostro incredibile sostegno nel cuore».

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