Un romanzo racconta lo sterminio sconosciuto: quello ordinato da Stalin

19 Lug 2016 8:43 - di Vincenzo Fratta

Lo sterminio per fame dei contadini ordinato da Stalin nel 1932-33 è uno degli orrori più grandi perpetrati nel Novecento. Secondo calcoli demografici più prudenti causò la morte di non meno di sei milioni di persone, quattro delle quali in Ucraina e due nel resto dei paesi facenti parte della Russia bolscevica. Altre stime parlano di 8-10 milioni di persone. Tuttavia questo olocausto è quasi del tutto sconosciuto. Tenuto nascosto dai suoi esecutori, avvantaggiati dalla scarsità dei mezzi di comunicazione e dalla disattenzione complice delle potenze europee dell’epoca, dopo la seconda guerra mondiale l’Holodomor – il nome che gli hanno dato gli ucraini – è passato sotto silenzio forse anche per evitare l’affiancamento all’orrore della Shoah.

Nell’autunno del 1932 per stroncare definitivamente la resistenza dei contadini alla collettivizzazione forzata delle terre che cancellava ogni iniziativa economica privata e ripristinava di fatto l’asservimento servile delle popolazioni, il regime bolscevico avviò una sistematica requisizione di tutti i prodotti della terra determinando la morte per fame della popolazione rurale. Tutti i generi alimentari e gli animali da pascolo e da cortile furono requisiti dai membri delle organizzazioni di partito e accentrate in luoghi di raccolta difesi dall’esercito. Il tutto accompagnato da deportazioni di massa, spoliazioni, uccisioni. Quando le poche scorte che i contadini erano riusciti a nascondere ai loro carnefici si esaurirono, interi villaggi cominciarono a morire: prima i più deboli, vecchi e bambini, infine gli adulti. In principio i morti venivano sotterrati ma presto rimasero ammucchiati nelle strade, nei cortili e infine nelle isbe. Chi aveva cercato rifugio nelle città era rimandato indietro dai soldati e, già stremato, periva lungo la strada.

La casa editrice Pentàgora di Savona (www.pentagora.it), la cui produzione è specificamente dedicata al mondo rurale, ha avuto la sensibilità di accendere ora una piccola luce su questa tragica pagina di storia, traducendo un romanzo incentrato sullo sterminio dei contadini ucraini.

Si tratta de ll principe giallo scritto dal poeta e critico letterario ucraino Vasyl’ Barka pseudonimo di Vasil’ Očeret. La trama del romanzo è basata sui suoi ricordi diretti della tragedia e sui particolari che l’autore ha continuato a raccogliere fino alla stesura del testo che è del 1958. Nato nel 1908 a Solonycja e morto nel 2003 a Liberty nello stato di New York, Barka pubblicò i suoi primi lavori nel 1930 per i quali fu accusato di «nazionalismo borghese». Nel 1943 emigrò in Germania, per trasferirsi poi in Francia e nel 1950 negli Stati Uniti.

«ll principe giallo» uscì nel 1962 e gli valse per due volte la candidatura al premio Nobel per la Letteratura. Nel 1991 il regista ucraino Oles Jančuk ne ha tratto ispirazione per il film Holod-33, purtroppo mai giunto sui nostri schermi. (nella foto una scena dell’opera)

Il racconto è incentrato sulle vicende della famiglia Katrannyk, sulla sua esistenza dolorosa in una casa fredda, sulla ricerca disperata del cibo, sui tentativi di uscire dal villaggio durante i quali si dispiega il tetro spettacolo della morte di massa. «Debilitate dalla fame e dal freddo – spiega Barka nella nota al romanzo –, avvolte in stracci come fantasmi grigi, le persone si trascinavano percosse dal vento pungente verso la città, lungo strade innevate, nella speranza di recuperare qualcosa da mangiare. E non riuscivano a trovare niente. Neanche un pezzetto di pane, fatto da loro e a loro sottratto. Cadevano in massa sul selciato, a morire nelle neve sporca di fango».

«Signore, è la peste questa?» chiede il piccolo Katrannyk a un vecchio scheletrico incontrato nel campo. «No, figliolo, è lo Stato. Scappa via di qui». Lo stato sovietico la cui azione per Barka è quella di un demone uscito dall’oltretomba, come il Principe giallo narrato da Gogol.

 

 

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