Nel Labour Party britannico è caos: guerra per la succesione a Corbyn
Nel Labour Party britannico è ormai guerra senza fine. Persino una coda legale. Nella battaglia per la leadership del Labour, maggiore forza d’opposizione del regno di Sua Maestà, si è al tutti contro tutti. Un finanziatore del partito, Michael Foster, ha persino annunciato ricorso contro l’ammissione della candidatura automatica del segretario in carica Jeremy Corbyn, di fronte alla sfida dei ribelli che si sono compattati contro di lui nel gruppo parlamentare, decisa due giorni fa dal comitato esecutivo del partito dopo un dibattito contrastatissimo. Foster, vicino all’ala moderata del Labour che contesta la linea di Corbyn, esponente della sinistra radicale interna, ha assicurato che le sue motivazioni sono giuridiche. Ma i media sottolineano le evidenti implicazioni politiche dell’iniziativa, poichè Corbyn – se ammesso al voto degli iscritti – appare ancora in grado di tenere testa ai ‘congiurati’, circa l’80% dei deputati. In attesa di ipotetiche intromissioni del tribunale, la corsa elettorale interna al partito e’ comunque scattata. Owen Smith, il giovane deputato ed ex ministro ombra che ha annunciato una sua candidatura in alternativa a quella dell’altra sfidante di Corbyn, Angela Eagle, ma da posizioni più progressiste di quest’ultima, ha fatto sapere di essere deciso, se eletto, a chiedere un secondo referendum sull’accordo per l’attuazione della Brexit: quello che nei prossimi mesi – e forse anni – il governo Tory negozierà con Bruxelles. Intanto un’altra polemica s’accende sul vice leader del Labour Tom Watson, a sua volta ribellatosi a Corbyn e accusato ora di aver incassato un contributo elettorale da 200.000 sterline da Max Mosley, controverso ex patron dell’automobilismo mondiale, nonchè figlio di quel Sir Osvald fondatore del Partito Fascista britannico negli anni trenta.