L’ultima di Gad Lerner: vuole richiamare in servizio la Kyenge
Se non fosse che siamo in presenza di un’autentica tragedia, ci scapperebbe almeno un sorriso a dare un senso a quel che ha scritto Gad Lerner a commento della barbara morte di Emmanuel Chidi Namdi, il giovane nigeriano ucciso a Fermo, nelle Marche, nel corso di una rissa scoppiata per motivi razzistici. Un episodio raccapricciante, che dovrebbe imporre a ciascuno di noi – bianco, nero, giallo o rosso che sia – di fare i conti con la propria coscienza e chiedersi se nel ventunesimo secolo abbia ancora senso (ammesso e non concesso che l’abbia mai avuto) insultare o, come nel caso di specie, uccidere qualcuno per il colore della sua pelle. Lerner, invece, decide di imboccare la scorciatotia e azzarda come rimedio ai rigurgiti xenofobi in agguato nientepopodimeno che il «ritorno di Cécile Kyenge al governo», nel ruolo che fu già suo nel governo di Enrico Letta, cioè quello di ministro dell’Integrazione, poltrona poi abolita – ha ricordato sul proprio blog non senza una punta polemica il giornalista – «da Matteo Renzi al cambio della guardia a Palazzo Chigi nel febbraio 2014». Per Lerner, infatti, «retrocedere fu un errore che oggi Renzi può rimediare». Come? “Elementare Watson“, risponde Sherlock Holmes-Lerner: «Propongo che venga reintrodotto il ministero dell’integrazione e che Cécile Kyenge, oggi deputata europea del Pd, venga richiamata ad assumerne la responsabilità». Che trovata sopraffina! Non basta quindi ripristinare la poltrona. No, occorre pure che sulla stessa posino i lombi della Kyenge. E perché mai? Semplice, «per le sue origini africane e per il colore della sua pelle». Sapevamo che Lerner era un raffinato pensatore ma mai avremmo pensato che sarebbe arrivato a teorizzare il razzismo omepatico, così riassumibile: «Scelgo un ministro solo in base al colore della sua pelle per combattere tutti quelli che discriminano in base al colore della pelle». Non vi avevamo detto che ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere?