I tagli di Renzi alla Polizia Postale: “cybersecurity” a rischio

12 Lug 2016 18:21 - di Redazione
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La notizia è fresca ed è salita agli onori delle cronache: la Polizia Postale ha arrestato cinque uomini (e altri 16 sono stati denunciati) per produzione, diffusione e condivisione di materiale pedopornografico online nell’ambito di una vasta operazione anti-pedofilia su tutto il territorio nazionale. Un’operazione che ha ricevuto il plauso da più parti, ma che potrebbe essere uno degli ultimi “colpi” messi a segno dalla Postale. Perché a quanto pare, sebbene il governo Renzi sulla carta abbia dichiarato di voler stanziare 150 milioni per la cybersecurity (per l’emergenza terrorismo, in primis) ancora oggi, a distanza di mesi da quei proclami, non risultano indicazioni reali. Anzi: su input governativo la Polizia Postale è attualmente sottoposta ad una apparente riorganizzazione che, in realtà, cela una vera e propria amputazione del settore al fine di rispettare i diktat della spending review. Nelle intenzioni dell’esecutivo, infatti, nel giro di pochi mesi verranno chiuse tutte le sezioni provinciali della Postale: un taglio di oltre 70 uffici su tutto il territorio nazionale che porterebbe, de facto, a una razionalizzazione (anche in termini di operatività) non indifferente. A lanciare l’allarme è il Sap, il Sindacato Autonomo di Polizia. “Il Dipartimento della Polizia di Stato, per giungere all’obiettivo tanto voluto dal governo, ha modificato via via la propria strategia, facendo sì che negli Uffici della PolPost non venisse più inviato il personale deputato”, sostiene Gianni Tonelli, Segretario Generale del Sap. Se sulla carta, quindi, gli Uffici resteranno aperti, in pratica “si andranno a impoverire le risorse umane, riducendo ogni sezione a 3 o 4 operatori. La logica seguita è infima seppur chiarissima: portare gli Uffici della PolPost all’asfissia, per poi sostenerne l’inutilità e chiuderli definitivamente. Il Governo predica bene e razzola male…” continua Tonelli, secondo cui “le encomiabili intenzioni, di fatto, si traducono in un agire diametralmente opposto”.

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