«Governo, non ci stressare»: così Confindustria presenta il conto a Renzi…

5 Lug 2016 14:34 - di Ezio Miles

«Il governo non ci stressasse troppo sui tempi della scrittura delle regole», sul lavoro, «ma agisse sul lato fiscale, detassando e decontribuendo i premi di produttività, per farci arrivare allo scambio fra salario e produttività». Lo dice papale papale  il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, intervenendo all’assemblea di Anima a Milano. Confindustria rimbrotta  il governo a pochi giorno dallo sconcertante intervento a gamba tesa dello stesso Boccia in tema di referendum. In quell’occasione, il presidente di Confindustria aveva tirato fuori la solita “stima” dei soliti “esperti” dell’Ufficio Studi per disegnare uno scenario apocalittico in caso di vittoria del No: perdita di 4 punti di Pil, “caos politico”, recessione. S’è trattato chiaramente di una verta e propria forma di “intimidazione” e “terrorismo psicologico” nei confronti degli elettori. E questo per il semplicissimo motivo che le “stime” di Confindustria non stanno né in cielo né in terra e che si tratta della classica scelta politica ammantata da parere “tecnico”. Ora Boccia tratta invece con brutale “franchezza” il governo, assumendo un atteggiamento volutamente sprezzante. Evidentemente Confindustria vuole confutare l’accusa di collateralismo. Ma lo fa con una evidente caduta di stile, dando quasi l’idea di un voler chiedere il conto al governo.

Tornando poi sul referendum, Boccia cerca di attenuare l’impatto politico della sua invasione di campo. «Quando le scelte della politica influiscono sull’economia, abbiamo il dovere di prendere posizione. La riforma è precondizione per la governabilità e la stabilità».  E poi un’aggiunta, a suo modo, “chiarificatrice”: «La politica è troppo importante per lasciarla solo ai politici. E poi noi siamo per cultura contrari ai monopoli. È  impossibile non occuparsi di politica per un corpo intermedio come noi». A questo punto sorge spontanea una domanda: se la politica non va lasciata ai poltici, a chi va dunque affidata? Al poteri forti, è evidente. Altro che “corpi intermedi”, come eufemisticamente dice il presidente di Confindustria.

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