Usa, il Senato dice no a restrizioni sulla vendita di armi: l’ira di Obama

21 Giu 2016 16:25 - di Giovanni Trotta

Repubblicani e democratici contrapposti al Senato americano si annullano a vicenda e sbarrano così la strada a proposte per avanzare verso maggiori controlli e restrizioni sulla detenzione delle armi da fuoco. Un voto emblematico quello maturato in serata a Capitol Hill, con i senatori che bocciano una dopo l’altra quattro proposte di legge – due presentate dai repubblicani e due dai democratici – attraverso un voto che in nessun caso raggiunge i 60 “sì” necessari per consentire un proseguimento dell’iter. Così, in un clima in cui repubblicani e democratici si accusano a vicenda – i primi che tacciano i democratici di avanzare proposte oltremodo restrittive e questi ultimi che definiscono le iniziative del fronte repubblicano come deboli ad un livello inaccettabile -, nemmeno con un’aula dominata dal Grand Old Party e sull’onda dell’emotività dopo la strage di Orlando si esce dallo stallo che caratterizza il dibattito sul tema. Una quinta opzione arriverà in aula nelle prossime ore, ma pur con prospettive più ottimistiche non ci si aspetta la svolta. Non è valsa nemmeno la maratona di interventi lunga quasi 15 ore e guidata dal senatore del Connecticut Chris Murphy, che pure aveva lavorato a una intesa bipartisan nella speranza di uscire dalla paralisi: niente di fatto, ed è contrapposizione politica a muso duro nonostante le 49 vite spezzate nella strage del Pulse.

La vendita delle armi non subirà per ora restrizioni

Lo dimostra il fatto che il primo testo messo al voto, avanzato dai repubblicani, proponeva un aggiornamento sul sistema di verifiche sugli acquirenti di armi con l’aggiunta di maggiori informazioni in tema di salute mentale da registrare in un database a livello statale, oltre a introdurre un meccanismo di allerta diretto alle forze dell’ordine nel caso dell’acquisto di un’arma da parte di un individuo rimasto su una lista di sospetti terroristi per cinque anni. Eppure il Senato si è espresso con 53 voti favorevoli e 47 contrari. È stato così evidente da subito quale fosse il clima e quale sarebbe stato l’esito di ciascuna votazione, una dopo l’altra. E la National Rifle Association, la potente lobby delle armi, non ha mancato di cogliere l’occasione per ammonire i politici, sebbene con un particolare affondo diretto ai “nemici” democratici: «Gli alleati del presidente Obama hanno dimostrato di essere più interessati ai giochi politici che ad affrontare la mancata capacità di tenere gli americani al sicuro dalla minaccia del terrorismo islamico». Dura la reazione della Casa Bianca: «Quello che abbiamo visto la scorsa notte negli Usa è una vergognosa dimostrazione di vigliaccheria»: è durissimo il modo in cui Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca, condanna il no del Senato alla stretta sulle armi da fuco tentata dopo la strage di Orlando. Respingendo i quattro testi di legge presentati – prosegue il portavoce parlando alla Cnn – «i repubblicani continuano a proteggere l’assenza di norme che permette anche persone sospettate di terrorismo di acquistare armi. Una cosa senza senso».

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