Ecco i luoghi e i vezzi della Roma grillina. Tramontano le mode veltroniane
Intanto lei, la sindaca, va in giro con la macchina elettrica. Un “cambio di passo” in una città come Roma dove il potere è sempre stato anche auto-ostentazione. Dove l’auto blu si piazza ovunque, al posto dei disabili, all’incrocio, sulle strisce pedonali e guai a chi “guarda storto”. Dopo la bicicletta di Ignazio Marino, il profilo basso di Virginia Raggi. Ma la Roma grillina non ha solo uno stilnovo da raccontare, ha già i suoi luoghi privilegiati destinati a incardinarsi nell’immaginario capitolino, nella mappa della Roma che va forte. A parte Ottavia, Roma Nord, a parte San Giovanni, Roma Sud: cioè i suoli calcati dal piedino della sindaca “miracolosa”. Ma attenzione, perché all’Unità che ha disegnato Raggi come una dark lady di Roma Nord sono toccate le bacchettate indignate delle femministe. Raggi va maneggiata con cura, a nche alivello di linguaggi e critiche. E allora: Roma Nord – dove un tempo il voto era nero e fascistissimo – è al centro di un romanzo di fantapolitica che ha avuto un discreto successo, La guerra di indipendenza di Roma Nord (Mondadori) di Claudio Delicato. Ma in quelle pagine i romanordisti avevano le Hoogan di ordinanza e vedevano solo film in lingua inglese. Rampanti, insomma. Categoria Nerd. Quelli che prendono l’aperitivo a Ponte Milvio e non sanno che cos’è il 25 aprile. Raggi viene da Roma Nord ma con lei – scrive Mario Ajello sul Messaggero – si fa largo l’esercito “chips and fish, pub e birretta”. Dimenticatevi la location renziana di Eataly, quella democristiana dell’Hilton, quella veltroniana dell’Auditorium, quella radical chic del Maxxi, l’Open Colonna che piaceva alla destra. No, si volta pagina: il popolo grillino si trova bene al Caffè Letterario. Quartiere Ostiense, quello dove un tempo c’era il Mattatoio e dove ora sciamano gli studenti universitari tra qualche spruzzo di street art, quello amato e rivalutato da Ozpetek, dove il gasometro caratterizza lo skyline. Ma si trova bene anche al Dream’s Bar del centro commerciale di Tor Bella Monaca dove si sono immaginati un Jeeg Robot pentastellato che ripulisce le strade dagli spacciatori. La Roma che vuole rinascere ( o si illude di poterlo fare) sta lì, squadernata davanti a loro, non più intrusi, non più marziani, ormai legittimati a fare trend… Tifa per loro anche il regista romano Carlo Verdone, autorità indiscussa in città, maestro di comicità ma anche triste portavoce da mesi della decadenza romana (vive a Monteverde). Lui non si cura tanto di quali luoghi emergeranno con i Cinquestelle al comando. Verdone racconta sconsolato al Fatto che Roma sembra ormai la location ideale di Gomorra: “Roma sembra un banco di scuola scarabocchiato da 40 anni. La città è una cloaca: fermateve…”. Virginia può farcela? “Tifo per lei, ma deve provare a sorridere di più…”.