Renzi mette le mani avanti: «Non è un voto sul governo». Teme il flop del Pd?
C’è aria di disfatta per il Pd? Queste parole di Matteo Renzi lo lascerebbero pensare: «Come abbiamo detto in tutte le salse, non è un voto sul governo». Renzi ha tutta l’aria di un mettere le mani avanti e depotenziare la valenza politica del voto del 5 giugno. Renzi rilascia queste dichiarazioni nell’e-news, citando Piero Fassino e «gente che ha saputo gestire grandi eventi» come Beppe Sala o Roberto Giachett (quali starebbero i “grani eventi” gestiti da Giachetti non è però dato di saperlo). Il resto del discorso di Renzi è ordinaria propaganda: «Ci vogliono sindaci onesti, capaci di tappare le buche, ma anche di dare un orizzonte alle proprie comunità. Il Pd ha messo in campo molti candidati autorevoli». «Parliamoci chiaro: – continua Renzi – il mondo sempre di più vedrà protagoniste le aree urbane. Vinceranno quelle che sapranno attrarre innovazione e capitale umano, se del caso ripensandosi come ha saputo fare in questi anni – per fare un solo esempio – la Torino di Piero Fassino. Ci vogliono sindaci onesti, capaci di tappare le buche, ma anche di dare un orizzonte alle proprie comunità. Il Pd ha messo in campo molti candidati autorevoli».
La verità è che il premier sente franare il terreno sotto i piedi. Il malumore crescente nei confronti della politica governativa avrà inevitabili riflessi sul voto di dopodomani. Se a ciò aggiungiamo la debolezza dei candidati Pd e i dissidi interni alla sinistra, non ci vuole molto a capire che si sta disegnando un quadro tutt’altro che roseo per Renzi e per i suoi. Il timore vero del premier è che dalle urne parta un’onda che lo scaraventi fuori da Palazzo Chigi il prossimo ottobre, con il referendum confermativo. Ed è per questo che Renzi ha lanciato in questi giorni la vera campagna che gli interessi, quella referendaria.